21/12/2020, 10.58
LIBANO
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Beirut, card. Raï: interferenze del Parlamento ‘morte’ dell’inchiesta sulle esplosioni

Il deferimento all’Assemblea finirebbe per affossare l’inchiesta sull’incidente. Per il porporato è alto il pericolo di una “politicizzazione” fra i vari gruppi. Due ex-ministri respingono l’invito a comparire presentato dai magistrati. Per il primate maronita le persone “vogliono sapere chi ha ucciso i loro figli”.

Beirut (AsiaNews) - Il deferimento al Parlamento dell’inchiesta sulla doppia esplosione al porto di Beirut del 4 agosto scorso rappresenterebbe “la morte dell’indagine” in corso, che finirebbe per essere “politicizzata dai vari gruppi” politici. Nell’omelia della messa domenicale, celebrata ieri nella sede patriarcale di Bkerké, il primate maronita card. Beshara Raï torna a parlare del drammatico incidente che ha sconvolto la capitale. Il corso della giustizia ha preso una piega politica e confessionale dopo l’incriminazione dell’ex premier Hassane Diab e di tre ex-ministri e, per il porporato, è alto il pericolo che possa “morire” nel caso in cui venga coinvolta la classe politica e dirigente. 

“Le indagini - ha sottolineato il card. Raï - finiranno male se si continua a procrastinare”. Egli ha avvertito circa il pericolo “di un collasso dell’intera struttura” dello Stato, nel caso in cui non venga fatta piena luce sulle vicende attorno alla doppia esplosione. Nei giorni scorsi due delle quattro persone al centro dell’inchiesta, i deputati ed ex ministri Ali Hassan Khalil e Ghazi Zeaïter, hanno sfidato i magistrati ignorando l’invito a comparire e affermando di essere vittime di “attacchi politici e su base comunitaria”. Essi hanno inoltre bollato come “anti-costituzionale” la convocazione, affermando di voler rispondere solo all’Alta corte del Parlamento, organismo con evidenti implicazioni politiche e non indipendente. 

Fonti della magistratura, rilanciate da L’Orient-Le Jour (LOJ), attaccano l’indifferenza di gran parte del Parlamento di fronte a quella che viene percepita come una tragedia nazionale e lo scarso interesse a far luce sulle cause della tragedia. In questo senso andrebbe letta la mancata formazione di una commissione di inchiesta, per un incidente dalle inevitabili ripercussioni morali e politiche, oltre che in termini di vite umane e di economia. 

Commentando l’attualità politica, il card. Raï ha auspicato che “l’inchiesta giudiziaria possa continuare”, perché “le persone vogliono sapere chi ha ucciso i loro figli, e chi ha distrutto il porto e la capitale. Di contro, non interessano a nessuno i dibattiti della giurisprudenza”. Quello che la gente vuole, ha detto il primate, "è sapere chi ha introdotto il materiale esplosivo, a chi apparteneva, chi ha permesso che fosse stoccato in questo modo e chi ne ha ritirato alcune quantità”. 

Sempre ieri il porporato ha incontrato il leader del Movimento patriottico libero Ibrahim Kanaan, per discutere dell’attualità politica e della formazione del nuovo governo. Durante il colloquio il cardinale ha rinnovato la richiesta di una formazione “il prima possibile” del nuovo esecutivo, nel rispetto dei dettami costituzionali e con l’obiettivo di mettere fine a una impasse che dura da tempo.

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