20/06/2016, 11.49
BANGLADESH
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Bangladesh, ucciso il killer del blogger Avijit Roy e degli attivisti Lgbt

Si chiamava Sharif ed era un esponente di spicco di un partito estremista islamico. È stato ucciso nel “fuoco incrociato” tra polizia e militanti. La dinamica della sua morte rispecchia quella di altre recenti uccisioni. Il blitz antiterrorismo delle ultime settimane ha portato all’arresto di circa 11mila persone.

Dhaka (AsiaNews) – La polizia del Bangladesh ha ucciso il principale responsabile degli omicidi del blogger Avijit Roy e degli attivisti della comunità Lgbt, assassinati negli ultimi mesi nell’escalation di violenze islamiche che ha colpito il Paese. Il killer, identificato con il nome di Sharif, era uno degli esponenti di spicco dell’Ansarullah Bangla Team, partito islamico bandito da Dhaka. Egli è rimasto vittima del “fuoco incrociato” tra polizia ed estremisti. La dinamica dell’uccisione però getta ombre sull’operato della polizia.

Ajoy Roy, il padre di Avijit, ha dichiarato al giornale New Age che il “fuoco incrociato è stato intenzionale. Se Sharif fosse stato catturato vivo, avrebbe potuto rivelare più informazioni”. La stessa posizione è condivisa anche da una fonte cattolica, anonima per sicurezza, che afferma ad AsiaNews: “Questa modalità della morte a causa del ‘fuoco incrociato’ ormai sta diventando una barzelletta. Le operazioni della polizia sembrano tutte fotocopie: un sospettato viene arrestato, ma poi inavvertitamente esso muore in scontri armati tra le forze dell’ordine e i suoi sostenitori legati a gruppi estremisti”.

Sharif era il principale sospettato della morte di Avijit Roy, cittadino americano con origini bangladeshi. Nel febbraio 2015 l’uomo è stato assassinato a colpi di machete di fronte agli occhi della moglie, anch’essa rimasta ferita nell’aggressione, mentre tornava da una fiera di libri. Avijit era il fondatore del blog Mukto-Mona (“Libero pensiero”) e sosteneva idee democratiche e laiche in un Paese a maggioranza musulmana.

La sua uccisione è stato il primo episodio di una lunga scia di sangue scatenata dagli estremisti ai danni di liberi pensatori, attivisti, studenti, professori. La loro colpa, quella di essere considerati “atei” e sostenere posizione critiche dell’islam radicale.

Nelle ultime settimane il governo del premier Sheikh Hasina ha lanciato un blitz antiterrorismo che ha portato all’arresto di circa 11mila persone. Tra queste però il numero di coloro che sono davvero coinvolti in gruppi terroristici è esiguo. Inoltre nelle operazioni di polizia sono rimasti uccisi altri sei sospetti killer di blogger. “Tutte queste coincidenze non sembrano proprio casuali – dice la fonte – e spesso gli scontri a fuoco avvengono di notte, mentre la polizia conduce gli arrestati nei covi dei malviventi in cerca di armi”.

Anche se il premier ha dichiarato che “faremo tutto ciò che è necessario per frenare questi attacchi”, permangono i sospetti di connivenza tra polizia e governo, che attraverso arresti “mirati” starebbe tentando di emarginare l’opposizione politica.

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