18/12/2019, 12.00
PAKISTAN
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Attivisti pakistani: Basta conversioni forzate, il governo agisca

di Shafique Khokhar

I difensori dei diritti umani chiedono giustizia per la 14enne Huma, prelevata da casa mentre i genitori erano a lavoro. Tra il 2013 e il 2019 almeno 160 ragazze delle minoranze religiose sono state rapite e costrette ad abbracciare l’islam. Criminali “sfruttano la religione per coprire i reati”.

Lahore (AsiaNews) – Mai più rapimenti e conversioni forzate di minorenni; il governo di Islamabad deve agire. È il messaggio lanciato da un gruppo di attivisti pakistani che si sono incontrati ieri a Lahore. L’iniziativa è promossa dal Centre for Social Justice (Csj), che chiede azioni urgenti per risolvere il caso di Huma, la 14enne cristiana rapita a fine novembre a Karachi e convertita contro la sua volontà, e quello di tante altre ragazze delle minoranze discriminate in Pakistan.

Gli attivisti continuano ad alzare la voce e a denunciare gli episodi di rapimento e violenza nei confronti delle minorenni, in particolare delle minoranze indù e cristiana. Secondo Peter Jacob, direttore esecutivo del Csj, tra il 2013 e il 2019 almeno 160 ragazze sono state prelevate con la forza, portate lontano da casa, indotte alla conversione all’islam e date in sposa a uomini più anziani. Le conversioni sono facilitate da imam conniventi, come Mian Mithu [sospettato di centinaia di rapimenti e fomentatore delle violenze contro la comunità indù a Ghotki lo scorso settembre, ndr].

Per contrastare il fenomeno dei rapimenti, a fine novembre i presidenti di Senato e Assemblea nazionale hanno dato vita a una Commissione parlamentare per la protezione dalle conversioni forzate. Saroop Ijaz, avvocato dell’Alta corte di Lahore, ribadisce l’intenzione “di sostenere e facilitare il lavoro del comitato”.

Il Csj, racconta Jacob, “ha registrato 16 casi di donne che hanno richiesto il sostegno dell’Alta corte del Sindh. L’analisi di questi casi rivela un ampio spettro di scappatoie legali, irregolarità procedurali e fattori socio-culturali che lasciano impuniti i criminali. Tutto questo deve essere preso in considerazione nel lavoro della commissione parlamentare”.

Najam U Din, ex leader della Human Rights Commission of Pakistan, protesta: “Mentre il governo del Pakistan fa progressi nel promuovere l’immagine positiva del Paese aprendo il corridoio di Kartarpur [che consente l’ingresso di fedeli sikh dall’India, ndr] e promuovendo il turismo religioso, elementi criminali che da tempo sfruttano la religione per coprire i propri crimini, sono coinvolti in conversioni forzate. Questo deve essere preso in considerazione dalle forze dell’ordine e dal sistema giudiziario. Dato che le vittime non hanno la giusta protezione delle leggi per denunciare, i responsabili sfuggono [alla punizione del] reato”.

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