Arresti a Bengasi per l'attacco al consolato Usa. Il mondo islamico si infiamma contro il film su Maometto
Bengasi (AsiaNews/Agenzie) - Le autorità libiche hanno arrestato diverse persone sospettate di aver istigato e partecipato all'assalto e all'incendio del consolato Usa. Nell'attacco sono stati uccisi l'ambasciatore statunitense Christopher Stevens e tre persone del suo staff, oltre a 10 guardie libiche. Intanto in tutto il mondo islamico si susseguono manifestazioni contro il film blasfemo su Maometto. I governi chiedono il blocco della pellicola, ma condannano anche le violenze contro gli obbiettivi Usa.
Il primo ministro libico Mustafa Abu Shaqur ha dichiarato che l'inchiesta sull'attacco al consolato sta facendo progressi. Gli arrestati sono stati interrogati. L'ipotesi più probabile è che la manifestazione contro il film sia stata architettata apposta per preparare l'attacco. Si pensa che gli autori siano militanti ben armati, anche se finora nessuno ha rivendicato in modo ufficiale l'atto terrorista. Alcuni esperti suppongono che i terroristi siano legati ad al Qaeda in Pakistan o in Nord Africa. Altri ipotizzano la mano di alcuni fedeli a Gheddafi.
In tutto il mondo le ambasciate americane sono state messe sotto stretto controllo, dopo che in Egitto e Yemen migliaia di manifestanti sono riusciti ad assaltare le mura e bruciare la bandiera americana.
A Sanaa (Yemen), negli scontri con le forze dell'ordine vi sono stati quattro morti e 34 feriti.
In Egitto da tre giorni una folla di migliaia di persone staziona lungo la strada che porta all'ambasciata e ieri si è scontrata con le forze dell'ordine. Almeno 224 persone sono rimaste ferite negli scontri, alcune camionette della polizia sono state date alle fiamme e 23 dimostranti sono stati arrestati.
In Iran la guida suprema Ali Khamenei ha accusato americani e sionisti di aver realizzato il film anti-islam "folle e odioso" e un gruppo di studenti ha manifestato davanti all'ambasciata svizzera, che cura anche gli interessi Usa in Iran.
In Iraq, migliaia di sostenitori del leader sciita Moqtada al Sadr hanno sfilato a Baghdad, Najaf e Kirkuk, minacciando di mettere in pericolo gli interessi americani nel Paese.
In Kuwait almeno 200 persone hanno manifestato davanti all'ambasciata Usa portando striscioni con scritte del tipo: "Usa, fermate la m..... Rispettateci" (v. foto).
In Nigeria la polizia ha messo in stato di allerta la polizia e ha rafforzato le misure di sicurezza attorno alle ambasciate straniere. In Bangladesh migliaia di persone volevano arrivare all'ambasciata americana, ma sono state fermate dall'esercito.
A Gaza, migliaia di palestinesi hanno marciato esigendo le scuse degli Stati Uniti per l'offesa a Maometto.
In Afghanistan, Pakistan, Indonesia i governi hanno chiesto a Google di bloccare la visione degli spezzoni del film postato su Youtube.
In tutti i Paesi islamici si attende una nuova ondata di manifestazioni per oggi, giornata di preghiera nelle moschee.
Diversi governi, mentre condannano la provocazione del film, condannano pure le violenze islamiste. L'Arabia saudita ha condannato come "irresponsabile" la produzione del film da parte di un ebreo americano, ma ha anche deplorato "le reazioni violente in vari Paesi contro gli interessi americani".
Anche il presidente egiziano Mohammed Morsi, in questi giorni a Bruxelles, ha rifiutato "le aggressioni o l'insulto contro il nostro profeta", ma ha anche condannato senza riserve gli attacchi violenti. I Fratelli Musulmani hanno lanciato per oggi una manifestazione non violenta davanti a tutte le grandi moschee dell'Egitto, invitando anche i cristiani copti.
In Libia, ieri sono avvenute manifestazioni di persone che condannavano l'attacco violento al consolato Usa.