Arrestati e picchiati dalla polizia mentre ricordano le violenze alla stazione di Prince Edward
Decine di persone si erano radunate per ricordare le vittime della violenza dello scorso 31 agosto. Per l’emergenza coronavirus, da quattro giorni sono vietati assembramenti con più di quattro persone. La polizia accusata di abusare della legge d’emergenza. Il 58% sostiene il movimento democratico nato dalla resistenza alla legge sull’estradizione. Il 63% vuole le dimissioni di Carrie Lam, capo dell’esecutivo.
Hong Kong (AsiaNews) – Decine di persone sono state arrestate e picchiate ieri sera dalla polizia mentre facevano un raduno informale per ricordare i sette mesi dalle violenze ad opera dei poliziotti dentro la stazione della metropolitana di Prince Edward. Nell’incidente “831”, come viene definito perché avvenuto la sera del 31 agosto 2019, le forze dell’ordine sono accusate di aver usato forza eccessiva picchiando con bastoni, spruzzando spray urticanti, lanciando lacrimogeni contro giovani di ritorno da una manifestazione anti-estradizione e casuali passeggeri della metropolitana. I poliziotti in tenuta anti-sommossa hanno sigillato la stazione per alcune ore. Molte persone sospettano che essi abbiano anche ucciso alcune persone, sebbene il governo di Hong Kong neghi che vi siano state vittime.
Il raduno in ricordo di quelle violenze è divenuto un rito alla fine di ogni mese. Anche ieri si sono radunate alcune decine di persone per deporre fiori, bruciare bastoncini d’incenso e gridare alcuni slogan davanti alla stazione. Ma ieri, fin dal pomeriggio, la polizia aveva circondato le uscite della stazione e ha ordinato alla gente di sciogliere il raduno “illegale”. Dallo scorso 29 marzo, per prevenire la diffusione del coronavirus, ogni assembramento con più di quattro persone è considerato “illegale”. I dimostranti rivendicano che essi osservavano la distanza di sicurezza. La polizia ha prima messo in riga diversi di loro e poi li arrestati. Almeno due persone sono state ferite in una colluttazione coi poliziotti.
Gruppi per i diritti umani e membri del Partito democratico accusano le forze dell’ordine di abusare della nuova legge per soffocare ogni libertà.
L’emergenza coronavirus, che limita i pubblici raduni, non sembra aver raffreddato il movimento nato nel giugno 2019 per chiedere la cancellazione di una legge sull’estradizione. Ben presto le diverse manifestazioni che si sono susseguite per mesi ad ogni weekend sono divenute un movimento per la democrazia e le libertà civili che la Cina vorrebbe soffocare.
Secondo un’inchiesta della Reuters, in marzo almeno il 58% della popolazione sostiene il movimento; il 28% sono contrari. Più del 63% vuole le dimissioni del capo dell’esecutivo Carrie Lam, considerata “un burattino di Pechino”.
14/09/2019 05:18