Arcivescovo di Hanoi: monastero carmelitano e terreni di proprietà della Chiesa
Hanoi (AsiaNews) - "Il terreno e il Carmelo al numero civico 72 di via Nguyễn Thái Học sono di proprietà dell'arcidiocesi di Hanoi" e la curia "non ha mai devoluto oppure 'offerto' allo Stato nessuno dei suoi 95 edifici della città, utilizzati oggi dallo Stato". È quanto afferma mons. Peter Nguyen Van Nhon, prelato della capitale vietnamita, nella missiva inviata al Primo ministro Nguyễn Tấn Dũng e ai vertici dell'amministrazione cittadina, pubblicata sul sito dell'arcidiocesi. Le autorità hanno iniziato il 3 gennaio scorso l'opera di demolizione del monastero carmelitano, per costruire al suo posto un ospedale di cinque piani. Tuttavia, fonti cattoliche dell'arcidiocesi - dietro anonimato - hanno ipotizzato lo studio di "progetti segreti" che interesserebbero la zona, "ben diversi" dalla realizzazione di un nosocomio al servizio della città.
Chiesa e monastero si trovano al numero 72 di via Nguyễn Thái Học, ad Hanoi, e sono presenti da oltre cento anni. Nel tentativo di fermare questo nuovo attacco contro la comunità cattolica, dopo la recente condanna di giovani attivisti, l'arcivescovo mons. Peter Nguyen Van Nhon ha subito inviato un appello urgente al premier. Si tratta della quinta petizione rivolta ai vertici di governo, che finora non hanno fornito gli esiti sperati. Al tempo stesso, il prelato ha spedito un appello alle autorità della capitale; anche in questo caso, la "legittima" richiesta dei cattolici è stata "ignorata" di proposito.
Nella lettera appello, il prelato ricorda che "la missione essenziale della Chiesa è di essere al servizio degli uomini" e, in tutta la sua storia, l'arcidiocesi di Hanoi ha dato "il suo sostegno caloroso e il suo contributo agli sforzi" volti a "rispondere ai bisogni sanitari della cittadinanza". Al riguardo, egli rammenta che "quattro dei 10 ospedali della città di Hanoi usano locali appartenenti alla Chiesa".
Mons. Nguyen Van Nhon non manca di "protestare vivacemente" contro la "demolizione illegale" del monastero carmelitano, per tre ragioni ben specifiche: lo Stato dispone "a sufficienza" di terreni o di mezzi per "ristrutturare un edificio" ed adibirlo alla funzione di ospedale, se non persino di costruirne uno nuovo; per i cattolici, poi, il Carmelo "è un luogo sacro e storico"; infine, esso e la chiesa annessa devono essere usati "con finalità di culto" dai fedeli della parrocchia di San Domenico. Il prelato si rivolge ai fedeli, chiedendo loro di "unirsi nella preghiera" a difesa dei "diritti legittimi".