Anp: Pechino fissa la crescita economica al 6%, ma il debito fa paura
Per la pandemia, lo scorso anno il Pil è cresciuto del 2,3%. Li Keqiang: puntiamo a creare 11 milioni di nuovi posti di lavoro e ad alzare l’età pensionabile. Debito aggravato dall’invecchiamento della popolazione. Esperto: i bassi tassi d’interesse aiutano i Paesi indebitati come la Cina.
Pechino (AsiaNews) – L’obiettivo del governo cinese è di arrivare quest’anno a un a crescita economica del 6%. Lo ha dichiarato oggi Li Keqiang aprendo i lavori della sessione annuale dell’Assemblea nazionale del popolo (Anp). A causa della pandemia da coronavirus, nel 2020 il premier cinese non ha annunciato alcun obiettivo di crescita. La successiva ripresa economica, con il prodotto interno lordo salito del 2,3% nonostante la crisi mondiale, ha ridato fiducia alla leadership cinese.
Come la Conferenza politica consultiva del popolo cinese, che ha aperto i lavori ieri, la Anp approva decisioni già assunte dal presidente Xi Jinping e dal Partito comunista cinese. Nei prossimi giorni, i circa 3mila parlamentari daranno il via libera al 14° piano economico quinquennale e quello per i prossimi 15 anni, elaborati in ottobre dal 5° Plenum del 19° Comitato centrale del Pcc.
L’obiettivo di Xi è di raddoppiare il prodotto interno lordo della Cina e quello pro-capite entro il 2035, così da scalzare gli Stati Uniti come prima economia mondiale. L’obiettivo annuo del 6% è inferiore a quello che si aspettano gli analisti. Secondo il Fondo monetario internazionale, il Pil cinese dovrebbe crescere più dell’8% quest’anno.
Il governo cinese punta a creare più di 11 milioni di posti di lavoro, con un tasso di disoccupazione al 5,5%: lo scorso anno si è arrivati a 11,8 milioni, con i disoccupati che hanno rappresentato il 5,6% della forza lavoro. Per molti osservatori, il dato non è però realistico. Esso non considera i circa 285 milioni di lavoratori migranti che non hanno la residenza nelle aree urbane.
Per evitare i problemi legati alla guerra commerciale con gli Usa, Xi ha lanciato la strategia della “doppia circolazione”: un mix di autosufficienza (soprattutto in ambito tecnologico), sviluppo dei consumi interni e attrazione di capitali esteri. L’attenzione delle autorità è rivolta però alla crescita esponenziale del debito nazionale, che ha superato il 270% del Pil. Allo scopo di ridurlo, Li ha indicato l’obiettivo: diminuire quest'anno il deficit pubblico al 3,2% del Pil dal 3,7% registrato nel 2020.
“L’alto debito è un problema che deve essere affrontato in modo strutturale. Fattori negativi come il calo demografico peggiorano la situazione”, spiega ad AsiaNews David Yu, docente di finanza alla New York University di Shanghai.
Li ha dichiarato che il governo alzerà l’età pensionabile in modo graduale. La mossa servirà ad abbassare la spesa pensionistica. Rispetto alle maggiori economie mondiali, dove si va in pensione intorno ai 65 anni, in Cina la soglia è molto più bassa: tra 50 e 60 anni. Con un’economia in rallentamento, la decisione non favorisce però l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, soprattutto dei tanti neolaureati.
Secondo Yu, l’aspetto positivo per il debito cinese è che i tassi d’interesse sono a livelli molto bassi. Con l’alta liquidità monetaria che vi è nel mondo, ciò rende l’indebitamento più sostenibile.
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