Anche il Madhya Pradesh approva una nuova legge anti-conversioni
Votata dai nazionalisti indu nel Parlamento locale in concomitanza con l'8 marzo: un "dono alle donne". Il presidente del Global Council of Indian Christians: "Un provvedimento che promuove odio, divisione e tensioni tra le diverse comunità, mettendo in pericolo vite tra le minoranze cristiane vulnerabili".
Mumbai (AsiaNews) - Anche il Madhya Pradesh ha approvato ieri la sua nuova legge anti-conversione. Dopo Uttar Pradesh e Uttarakhand, guidati dal Bjp (Bharatiya Janata Party), si tratta del terzo Stato indiano a varare questo provvedimento che i cristiani guardano con grande preoccupazione. Sajan K. George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic) spiega ad AsiaNews che esso “promuove odio, divisione e tensioni tra le diverse comunità all'interno della società”.
Presentata ufficialmente il primo marzo dal ministro degli Interni Narottam Mishra come una “legge sulla libertà religiosa in Madhya Pradesh”, essa sostituisce un'ordinanza già in vigore dal 9 gennaio. Il provvedimento è stato votato per acclamazione: i parlamentari del Bjp (nazionalisti indù) l'hanno definito “un dono per le donne in occasione della loro giornata”. In base alla nuova legge, ha dichiarato Mishra, "forzare la conversione religiosa di qualcuno comporterà da uno a cinque anni di carcere e una multa di un minimo di 25mila rupie (350 dollari). Nel caso della forzata conversione di un minore, di una donna o di una persona delle caste svantaggiate o delle comunità tribali, la pena andrà da 2 a 10 anni, con una multa a partire da 51mila rupie [700 dollari]”.
“Nell'India laica - commenta George - è assolutamente contraddittorio che lo Stato indichi quale religione una persona può seguire o chi essa può sposare. La Costituzione indiana è laica. Non c'è una religione di Stato e questa legge è una flagrante violazione delle libertà personali. All'articolo 25 la Costituzione garantisce la libertà di praticare, professare e diffondere una qualsiasi religione".
"Le leggi anti-conversione - aggiunge George - vengono in modo paradossale chiamate leggi per la libertà religiosa. Esse esistono da molto tempo in India, le prime furono approvate in Orissa". Secondo i dati raccolti dalla polizia in Madhya Pradesh, spiega il presidente del Gcic, dei 23 casi raccolti dall'entrata in vigore dell'ordinanza del 9 gennaio, almeno la metà riguardano cristiani: "Sono tutte accuse inventate. I vigilantes attaccano, intimidiscono, interrompono persino i raduni di famiglia sotto l'etichetta delle attività di conversione".
Questi gruppi della destra nazionalista, conclude George, godono della tacita approvazione dello Stato. "Essi mettono in pericolo vite tra le minoranze cristiane vulnerabili con mezzi violenti. La teoria sulle conversioni viene diffusa nel Paese nonostante la comunità maggioritaria rappresenti tuttora l'80% della società”.