14/12/2018, 08.07
UCRAINA-RUSSIA
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A Kiev il Concilio di unificazione della Chiesa ortodossa autocefala (Video)

di Vladimir Rozanskij

Il Concilio si terrà domani. Dovrebbero essere presenti i vescovi delle tre Chiese (Kiev, Mosca, “autocefala”) per eleggere il primate che riceverà il tomos dell’indipendenza da Bartolomeo I. Mosca ha già minacciato scomuniche. Poroshenko offre la chiesa di Santa Sofia come cattedrale del nuovo primate. A Ternopol, una rissa violenta fra vescovo Tikhon (“autocefalo”) e i fedeli che vogliono passare al patriarcato di Kiev. Il parroco ricoverato con commozione cerebrale e costole rotte.

Mosca (AsiaNews) – Per il 15 dicembre è convocato a Kiev il “Concilio di unificazione” della nuova Chiesa autocefala ortodossa ucraina, che dovrebbe risolvere i conflitti tra le varie comunità, mentre sembra che possa in realtà acuirli ulteriormente, e suscitarne di nuovi. Intanto, nella regione di Ternopol (Ucraina), il 12 dicembre, è scoppiata una rissa gigantesca tra clero e fedeli di diverso orientamento, durante la quale a un vescovo è stato spezzato il pastorale, e alcune costole a un sacerdote (v. video).

Al Concilio di Kiev sono invitati i vescovi di tutte e tre le giurisdizioni riconosciute da Costantinopoli, quella fedele a Mosca, quella indipendente di Kiev e quella già auto-definitasi “autocefala”. Qualcuno ha anche proposto di aprire alla presenza di sacerdoti e laici.

Alla vigilia dell’assise, ancora non si sa quali vescovi accetteranno di partecipare, soprattutto dalla Chiesa filo-russa, ai quali il patriarcato di Mosca ha minacciato la scomunica automatica. Il sinodo ha il compito di eleggere il primate della nuova Chiesa, che dovrà poi recarsi a Istanbul per ricevere dal patriarca Bartolomeo il Tomos e lo statuto dell’autocefalia.

Il capo della Chiesa di Kiev, Filaret (Denisenko), non dovrebbe concorrere alla carica, anche a causa dell’età avanzata (91 anni), ed è difficile pronosticare chi potrà essere scelto per una carica che non dovrebbe peraltro avere lo status di patriarca. Filaret ha comunque dichiarato che “morirà patriarca”, continuando a portare la lunga papalina bianca con le fasce laterali (una parziale imitazione di quella del papa di Roma), identica a quella del suo “grande nemico” Kirill (Gundjaev), il patriarca di Mosca.

Il capo del Servizio di sicurezza dell’Ucraina (l’SBU) Vasilij Gritsak ha dichiarato ieri che i conflitti ecclesiastici possono condurre a veri e propri atti di guerra. A suo parere, “l’ispirazione programmata dai Servizi russi nei conflitti interconfessionali in Ucraina (che si accompagnano ad atti provocatori di tipo terroristico), può diventare motivo di un’invasione militare delle Forze armate russe nel nostro paese”.

Per decisione del presidente Petro Poroshenko, il Concilio si terrà nella storica cattedrale di S. Sofia a Kiev, costruita 1000 anni fa per celebrare il battesimo cristiano della Rus’ di Kiev, lo Stato medievale che ha dato vita a tre Paesi: Russia, Bielorussia e Ucraina. La cattedrale fu trasformata in museo nel periodo sovietico ed è tuttora di proprietà dello Stato, che permette la celebrazione liturgica soltanto nel giorno dell’indipendenza ucraina, il 24 agosto. In occasione dell’imminente autocefalia, il presidente del Senato ucraino (Verkhovnaja Rada)  Andrej Parubij ha proposto di concedere il tempio alla nuova Chiesa, restituendola alla funzione di chiesa primaziale; proprio le divisioni tra gli ortodossi avevano finora impedito tale restituzione. Negli ultimi 25 anni, la chiesa principale della giurisdizione di Filaret Denisenko era la vicina chiesa di S. Andrea, che è stata ora affidata direttamente al patriarcato di Costantinopoli come sua rappresentanza “stavropigiale” ecumenica.

La nuova Chiesa ucraina, secondo le previsioni, dovrebbe dipendere in modo stretto da Costantinopoli, che inaugurerebbe quindi una nuova stagione di affermazione del suo primato “ecumenico” o universale sulle altre Chiese ortodosse. La sistemazione del rebus ucraino richiederà una ridefinizione dei territori canonici, in quanto alcune parti dell’antica Metropolia di Kiev si trovano oggi sul territorio nazionale di Russia e Bielorussia.

In seguito, Costantinopoli potrebbe pretendere anche da altre Chiese autocefale una risistemazione dei territori e delle condizioni di autonomia. Ad esempio, la Chiesa ortodossa nei territori cechi e slovacchi è da tempo in discussione con il patriarcato ecumenico, anche a causa dell’eccessiva dipendenza della Chiesa locale dal patriarcato di Mosca.

Bartolomeo potrebbe rivendicare la dipendenza dal Fanar di tutti i territori non tradizionalmente ortodossi, come nelle Americhe e in Australia, dove esistono altre giurisdizioni nazionali. La Chiesa ortodossa d’America negli Stati Uniti, una delle più grandi, fu costituita dai russi e in seguito si auto-proclamò autocefala, senza ottenere la benedizione di Costantinopoli.

Il passaggio all’autocefalia non è indolore. Il 12 dicembre,una gigantesca rissa si è accesa nella chiesa dell’Assunzione del villaggio di Vinjatnitsy, nella regione di Ternopol, tra l’arcivescovo della Chiesa ucraina “autocefala” Tikhon (Petranjuk) e il parroco della chiesa p. Ioann Bojko, coinvolgendo i parrocchiani presenti. Il motivo è stato proprio il passaggio del parroco e dei suoi fedeli alla Chiesa di Kiev, in previsione della unificazione.

Il vescovo Tikhon si è presentato in chiesa durante la celebrazione liturgica, suscitando le risentite reazioni dei parrocchiani presenti, che lo hanno cacciato chiudendogli in faccia le porte della chiesa. Il vescovo è riuscito comunque a entrare, leggendo ad alta voce il proprio decreto di scomunica del parroco; i fedeli gli hanno strappato il pastorale dalle mani, facendolo a pezzi. A questo punto in chiesa è iniziata la rissa tra i fedeli e gli accompagnatori del vescovo, in seguito alla quale il parroco è stato ricoverato per commozione cerebrale e rottura di alcune costole.

E’ evidente che oltre ai piani militari di russi e ucraini, che sono soltanto in attesa di un motivo per attivarsi, diversi conflitti locali stanno per accadere in quasi tutte le parrocchie ortodosse ucraine, dove clero e laici sono spesso divisi nell’orientamento verso l’una o l’altra tradizione o giurisdizione ecclesiastica.

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