É morto mons. Aloysius Jin Luxian, vescovo ufficiale di Shanghai
Shanghai (AsiaNews) - Mons. Aloyisius Jin Luxian, vescovo ufficiale di Shanghai è morto oggi alle 14.46. Il prelato, fra le personalità più importanti della Chiesa cinese, aveva 97 anni ed era da tempo molto malato. Negli ultimi mesi era stato ricoverato in ospedale e a nessuno era permesso di fargli visita.
Personalità molto controversa, spesso accusata di essere "troppo patriottica" e amica del regime, mons. Jin, che era gesuita, ha contribuito allo sviluppo della Chiesa in modo determinante. Diversi anni fa si era riconciliato con il papa e per la Santa Sede era il vescovo "ausiliare" di Shanghai, lasciando il posto di ordinario a mons. Giuseppe Fan Zhongliang, anch'egli molto anziano e malato.
La diocesi di Shanghai non ha deciso ancora la data dei funerali. Secondo fonti di AsiaNews il governo prepara da tempo tale cerimonia, soprattutto dal punto di vista di chi dovrebbe presiederla. Per la Santa Sede, infatti, il presidente della celebrazione dovrebbe essere mons. Taddeo Ma Daqin, ordinato lo scorso 7 luglio. Ma avendo deciso di uscire dall'Associazione patriottica, il vescovo Ma è stato messo in isolamento nel seminario di Sheshan. Secondo voci non confermate, nei giorni scorsi mons. Ma è stato trasferito lontano dalla diocesi, forse per rendergli impossibile la partecipazione al funerale di mons. Jin.
Mons Jin è nato il 20 giugno 1916 a Shanghai da una famiglia cattolica da generazioni. Diviene presto orfano (perde la madre a 10 anni; il padre a 14 anni) e frequenta le scuole cattoliche delle suore e poi dei gesuiti. A 22 anni, nel 1938, entra nella Compagnia di Gesù, che diviene la sua nuova famiglia.
La sua entrata nel mondo adulto avviene in un periodo di grandi rivolgimenti nel Paese, dopo la caduta dell'impero, la nascita della fragile Repubblica e una instabilità sociale dovuta alle lotte di potere interne alla Cina e alle influenze coloniali delle grandi potenze occidentali. Anche la Chiesa, che cerca di modernizzarsi e di integrarsi nella società cinese, inizia nel 1946 a ordinare vescovi di nazionalità cinese.
La vittoria di Mao Zedong nel 1949, pubblicizzata come un "levarsi" della Cina di fronte al mondo, mette in cattiva luce i missionari stranieri e la stessa Chiesa cattolica con a capo il papa, bollati come "cani randagi del capitalismo americano". Il giovane Jin, come altri fedeli, si trova diviso fra la fedeltà alla Chiesa e l'amore alla sua patria.
Jin Luxian ritorna in Cina a Shanghai nel 1951, sotto il vescovo Ignazio Gong Pinmei, anch'egli educato dai gesuiti. Negli anni precedenti egli aveva potuto formarsi in Francia e in Italia, a Roma.
Nel '55 egli - insieme a mons. Gong e centinaia di altri sacerdoti e laici - viene arrestato tenuto in isolamento per cinque anni. Nel '60 viene condannato a 18 anni di prigione; mons. Gong è condannato all'ergastolo.
Sono di questo periodo le voci secondo cui Jin avrebbe "parlato troppo" con la polizia e si sarebbe aperto a una collaborazione con il regime, sebbene nessuno abbia mai portato delle prove.
Nel '72 egli viene rilasciato, ma gode di semilibertà, lavorando come traduttore, grazie alla sua cultura poliglotta. Diviene libero nell'82, con le modernizzazioni di Deng Xiaoping. Sebbene il Partito sostenga l'eliminazione delle religioni, Deng procede all'apertura di chiese e seminari, pur controllando tutte le attività dei fedeli.
Jin viene scelto per aprire il seminario di Sheshan e nell'85 viene scelto come vescovo ausiliare di Shanghai, senza mandato pontificio. Il vescovo patriottico è mons. Aloysius Zhang Jiashu, un altro gesuita, costretto a farsi ordinare ordinario patriottico, mentre mons. Gong rimane in prigione.
Mons. Jin diviene vescovo di Shanghai nel 1988 e si lancia in un'opera poderosa di rinnovamento della Chiesa: restauro di edifici, contatti con l'estero, rafforzamento della formazione dei seminaristi, pubblicazioni in cinese. In quel periodo, molti professori del seminario di Sheshan sono invitati dall'esterno. Fra essi vi sono Joseph Zen, poi divenuto cardinale di Hong Kong, e Savio Hon, salesiano, attuale segretario della congregazione vaticana di Propaganda Fide.
Grazie ai suoi rapporti con i vertici del Partito, mons. Jin ottiene anche di poter nominare il papa nel canone della messa e di usare i libri liturgici in cinese (secondo il Vaticano II) che il governo proibiva perché segno di "obbedienza" al papa romano.
Ma egli rimane sempre un vescovo "patriottico". Intanto, dopo 33 anni di prigione, grazie alla pressione di diverse personalità internazionali, viene rilasciato nel luglio 1985 mons. Gong , vescovo ordinario e fedele a Roma. Egli è messo agli arresti domiciliari fino al 1987, quando viene inviato negli Stati Uniti per cure. Nel '79 era stato proclamato cardinale in pectore da Giovanni Paolo II, che comunicherà al mondo (e allo stesso Gong) la sua scelta solo nel '91.
Il card. Gong muore nel 2000, esule negli Stati Uniti.
Nel 2005 mons. Jin si riconcilia con il papa e la Santa Sede stabilisce che mons. Fan sia il vescovo ordinario e mons. Jin l'ausiliare. Essendo entrambi molto anziani, il Vaticano chiede a entrambi di pensare a un loro successore, che trovano in mons. Giuseppe Xing Wenzhi. Questa ordinazione è anche una delle prime in cui Vaticano e governo sembrano aver cooperato.
Nel 2012 mons. Xing dà le dimissioni, le cui ragioni non sono chiare. La Chiesa di Shanghai procede alla scelta di un nuovo vescovo ausiliare nella persona di Taddeo Ma Daqin, ordinato con mandato papale e accettato dal governo come vescovo coadiutore (con diritto di successione). Ma il suo rifiuto ad aderire all'Associazione patriottica porta nuovi problemi alla Chiesa: mons. Ma viene isolato; il seminario viene chiuso; le attività della Chiesa sono ferme.
Mons. Jin ha dovuto scontrarsi per tutta la vita con la questione della libertà religiosa; la sua morte rende ancora più acuta e attuale la questione per Shanghai e tutta la Chiesa in Cina.
08/09/2005