“La sharia non prevede la lapidazione”, il dibattito interno all’Islam
Doha (AsiaNews/Agenzie) - In un'intervista rilasciata al giornale qatariota Al-Dana, il religioso Shaik Isam Talimah ha dichiarato che "la sharia non prevede la lapidazione per il reato di adulterio". Secondo lo studioso di scritture islamiche, il verso del Corano che affronta il tema della zina, ovvero il rapporto extra-coniugale, prevedrebbe infatti una punizione di cento frustate da infliggere sia all'uomo che alla donna. "La lapidazione - ha poi spiegato Talimah - era un'usanza di tradizione ebraica, i musulmani l'hanno fatta propria solo in una fase successiva". E ha poi aggiunto: "Questo tipo di punizione è prevista solo in aggiunta alla fustigazione, nell'eventualità in cui, al reato di adulterio si sommino altre aggravanti come stupro, pedofilia o incesto".
La pratica della lapidazione è diffusa in più paesi del mondo islamico. Nella storia la si ritrova anche nella cultura greca o in quella ebraica, legata al reato di adulterio o di prostituzione. Nei paesi musulmani il 'peccatore' viene legato, avvolto in un sudario bianco e in parte seppellito. Secondo la tradizione, se la vittima dovesse riuscire a liberarsi e a fuggire le dovrebbe essere concessa la grazia. Mentre agli uomini vengono immobilizzate soltanto le gambe, le donne vengono seppellite fino all'altezza delle spalle.
Il Corano non affronta in modo esplicito il tema della lapidazione, ma alcune sfere del mondo islamico ne ritrovano traccia tra i detti del profeta; la questione è stata in più occasioni motivo di dibattito e disaccordo. Mohammad Bin Abdullah, direttore del giornale Al-Dana, consapevole dell'ondata di reazioni che la dichiarazione avrebbe prodotto, ha invitato i lettori ad inviare commenti di risposta promettendo di pubblicarli.
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