15/03/2011, 00.00
INDIA - SVEZIA
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È l’India il primo importatore d’armi al mondo

Con un volume di trasferimenti internazionali del 9%, il Paese supera Cina, Corea del Sud e Pakistan. L’82% proviene dalla Russia. Ma il sorpasso indiano a Pechino è legato al nuovo mercato di produzione interna d’armi della Cina.
Stoccolma (AsiaNews/Agenzie) – Secondo un rapporto stilato dallo svedese Stockholm International Peace Research Insitute (Sipri) pubblicato ieri, l’India è il più grande importatore d’armi al mondo. Con il 9% del volume di trasferimenti internazionali di armi tra il 2006 e il 2010, di cui l’82% proveniente dalla Russia, il Paese ha scalzato la Cina – con il suo 6% – dal primo posto. Ai due vicini di casa, seguono la Corea del Sud, sempre con il 6%, e il Pakistan con il 5%.

“L’incremento – spiega a Bloomberg Siemon Wezeman, un ricercatore del Sipri – è sostanziale. È preoccupante il fatto che le armi si stanno concentrando in una zona non particolarmente stabile. Le minacce alla sicurezza interne al Paese e le rivalità con Pakistan e Cina, vicini di casa con cui sono in corso cicliche dispute di confine, hanno portato l’India a una crescita della spesa militare”.

Un sacerdote indiano che ha parlato con AsiaNews ha commentato: “Questo è il cancro per la nostra società. Con la scusa della sicurezza si arricchiscono mafie, gruppi militari, elite politiche, mentre si allargano le sacche di povertà negli strati più bassi della popolazione”.

Il bilancio 2011-2012 per la difesa in India è stato fissato a 1,5 trilioni di rupie (circa 33 miliardi di dollari), un incremento del 40% rispetto agli ultimi due anni. Della cifra stanziata, circa il 70% sarà investito in armi. I piani d’acquisto del Paese riguardano sottomarini, una portaerei, aerei da trasporto, oltre a 126 aerei da combattimento e 200 elicotteri.

Tuttavia, questo balzo in avanti dell’India non è legato solo alla fase di forte crescita economica che sta vivendo. Wezeman specifica che “la Cina ora produce da sé le armi, per l’India è ancora presto”. Questo, secondo il ricercatore, spiegherebbe la “retrocessione” della Cina. Poi, i numeri del piano quinquennale economico 2011-2015. Nel corso dell’Assemblea nazionale del popolo, il portavoce Li Zhaoxing ha rivelato che quest’anno il bilancio dell’esercito subirà una crescita del 12,7% (contro il solo 7,5% del 2010), con un investimento di 601 miliardi di yuan (circa il 6% del bilancio del governo centrale).

A chi ha criticato come eccessivi i futuri investimenti, denunciando la presenza di spese militari “nascoste”, Li ha risposto definendola invece una spesa “appropriata, per garantire l’equilibrio tra difesa nazionale e sviluppo economico”. Specificando che il bilancio della difesa rappresenta solo l’1,4% del Pil, contro l’annuncio dell’India di voler spendere più del 2% del proprio Pil per la difesa. Antony Wong Dong, presidente dell’International Military Association di Macao, ha definito “degno di nota” il riferimento fatto da Li alle spese militari del governo indiano. “La tensione militare tra Pechino e New Delhi è aumentata dallo scorso anno, dopo che l’India ha moltiplicato il numero di truppe lungo il confine con la Cina, a sud del Tibet”.

Il Sipri è un istituto con base a Stoccolma fondato nel 1966, che conduce ricerche su conflitti, armamenti, controllo delle armi e disarmi. Come riporta il sito, una parte consistente dei suoi finanziamenti proviene dal governo svedese.
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