I talebani cantano vittoria: il “prezzo elevato” per la libertà di Mastrogiacomo
Kabul (AsiaNews) – La scarcerazione di 5 esponenti di spicco dei talebani, in cambio del rilascio di Daniele Mastrogiacomo, suscita esaltazione tra gli estremisti islamici, che la celebrano come una vittoria. Nella popolazione vi è invece ira e critiche a Kabul per la scarsa attenzione verso i due connazionali presi in ostaggio (l’autista – decapitato - e l’interprete di Mastrogiacomo). Nella comunità internazionale vi sono polemiche più o meno esplicite.
La liberazione ieri del giornalista italiano in Afghanistan ha dato il via sul web ad una pioggia di messaggi di complimenti ai talebani “per lo scambio dei prigionieri con il miscredente italiano”. L’italiano era stato catturato il 5 marzo dagli uomini del comandante talebano Dadullah insieme a Sayeh Agha, l’autista, e all'interprete, Ajma Naqshbandi. “Partecipa al registro di messaggi di complimenti da inviare ai talebani” si legge sulle pagine di alcuni forum islamici, dove vengono raccolte le congratulazioni dei sostenitori di al-Qaeda per l'esito positivo delle trattative sul rilascio del reporter. “Che bella notizia - scrive Sanafi al-Nasr - vogliamo la libertà anche per gli altri nostri fratelli detenuti”. Seguono poi inviti a proseguire nella lotta contro le truppe Nato in Afghanistan.
Secondo esperti del luogo, la libertà di Mastrogiacomo ha richiesto un “prezzo elevato”: l’autista del reporter, 24 anni, è stato decapitato, mentre del suo interprete si sa poco. Attualmente egli si trova nelle mani della polizia afghana, che lo interrogherà sulla vicenda e forse sul perché non aveva messo al corrente le autorità del suo lavoro con l’italiano. Inoltre – aggiungono – i talebani hanno ottenuto il riconoscimento di “interlocutori politici, con cui trattare”, che era un altro dei fini del sequestro. Esponenti del governo italiano hanno perfino invitato i talebani al tavolo di una possibile Conferenza di pace, mentre il portavoce delle Nazioni Unite in Afghanistan, Adrian Edwards, ha tenuto a sottolineare: “L’Onu non tratta coi terroristi”.
Non si è fatta attendere nemmeno la reazione della popolazione locale. Oggi a Lashkargah davanti alla sede di Emergency – l’ong che ha fatto da mediazione – circa 200 persone hanno manifestato contro il governo del premier Hamid Karzai, colpevole di “rilasciare 5 criminali per uno straniero infedele e non per un povero afghano”, come ha gridato uno zio di Sayeh Agha, l’autista decapitato, il cui corpo è stato oggi consegnato alla famiglia. La moglie del giovane 24enne, padre di 4 figli, aveva perso il bambino di cui era incinta appena appresa la notizia della morte del marito.