Nobel per la pace: l'Onu deve lavorare per i diritti umani in Nordcorea
Un appello firmato da tre premi Nobel per la pace chiede al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di non concentrare i suoi sforzi solo per punire il test atomico di Pyongyang, ma di lavorare per migliorare la disastrosa situazione dei diritti umani nel Paese.
New York (AsiaNews/Ci) La comunità internazionale "non deve concentrare i suoi sforzi solo sui test nucleari di Pyongyang" ma deve sfruttare questo momento "per imporre una risoluzione non punitiva che tenga conto e cerchi di migliorare la disastrosa situazione dei diritti umani in Corea del Nord".
Questo appello è stato rivolto ieri al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite da un gruppo composto da alcuni vincitori del premio Nobel per la pace. Fra i firmatari vi sono Vaclav Havel, ex presidente della Cecoslovacchia, Kjell Magne Bondevik, ex primo ministro norvegese ed Elie Wiesel, sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti ed attivista per i diritti umani.
Gli autori sottolineano al vertice dell'Onu che "anche dopo il recente esperimento nucleare, l'oppressione dei diritti umani attualmente in vigore in Corea del Nord non deve passare in secondo piano. Il Consiglio di sicurezza deve trattare questa situazione in maniera separata rispetto alle sanzioni decise per punire il test atomico".
Oltre ai tre, il rapporto è stato preparato dalla Dla Piper (uno studio legale) e dall'Organizzazione non governativa "Comitato per i diritti umani in Corea", con base negli Stati Uniti.
Nell'appello si ricordano "i milioni di morti a causa delle carestie provocate dalle disastrose politiche agricole del regime nei primi anni '90, i 200mila internati nei campi di lavoro e gli oltre 400mila nordcoreani che vi sono morti negli ultimi 30 anni".
In un articolo apparso oggi sul New York Times, i tre aggiungono che "l'Assemblea generale e la Commissione per i diritti umani dell'Onu hanno adottato delle risoluzioni di condanna nei confronti di Pyongyang, che li ha ignorati. Questa crescente attenzione nei confronti del Paese va invece usata per migliorare la situazione dei suoi diritti umani".
In conclusione, essi invitano la comunità internazionale "ad adottare una nuova risoluzione, senza sanzioni, che imponga al regime il libero accesso nel Paese degli attivisti per i diritti umani, il rilascio di tutti i prigionieri politici e la possibilità di far operare il commissario speciale per i diritti umani dell'Onu".