Arabia Saudita, nel regno ultraconservatore elette le prime donne nei consigli municipali
Riyadh (AsiaNews) - Per la prima volta nella storia del regno ultraconservatore saudita, alcune donne sono state elette all’interno dei consigli municipali, in seguito all’apertura all’universo rosa del voto (attivo e passivo) alle ultime elezioni municipali tenute il 12 dicembre scorso. Secondo quanto riferisce l’agenzia di Stato Saudi Press Agency (Spa) almeno quattro donne sono state elette, alla Mecca, Jawf e Tabuk; altre fonti indicano che le elette potrebbero essere 20. Il voto è visto come una pietra miliare per costruire il futuro della nazione, sebbene nella pratica i consigli abbiano poteri assai limitati e in gran parte consultivi.
Le neoelette provengono da varie zone dello Stato, dalle grandi città ai piccoli villaggi, e appartengono a diversi tessuti sociali. Nella sola Riyadh sarebbero state elette quattro donne, due a Riyadh e altre due nella parte orientale dell’Arabia Saudita, dove è concentrata la minoranza sciita. Una a testa alla Mecca e a Medina.
Alla tornata elettorale odierna si sono registrate 978 candidature fra le donne, a fronte di 5.938 uomini. Secondo i dati ufficiali, sono circa 130mila le donne che si sono registrate per il voto; un dato assai lontano rispetto agli uomini, il cui numero si è aggirato attorno agli 1,35 milioni.
La prima candidata ad essere eletta è Salma bint Hizab al-Oteibi, che assieme ad altre donne ha presentato programmi focalizzati sui problemi sociali, come asili nido per madri lavoratrici, centri giovanili, attività ludico-sportive e tematiche legate all’ecologia e all’ambiente.
A Jeddah tre generazioni di donne della stessa famiglia hanno potuto votare per la prima volta nella loro vita. La più anziana è la 94enne Naela Mohammad Nasief; la figlia Sahar Hassan Nasief sottolinea che questo passaggio rappresenta “l’inizio” di una maggiore tutela dei diritti delle donne in Arabia Saudita. “Sono entrata e mi sono detta: non sono mai stata qui, solo nei film. E' stata un'esperienza fantastica".
Tuttavia, non mancano le voci critiche come ricorda in un editoriale il quotidiano saudita in lingua inglese (uno dei pochi) Saudi Gazette, secondo cui le donne sono state in realtà dei “candidati fantasma”, col diritto di “partecipare” ma non di parlare. “Sosteniamo la presenza femminile - afferma il giornale - ma nei fatti le donne sono sempre assenti”.
In ogni caso il voto in sé rappresenta un momento storico per la nazione saudita; quelle del 12 dicembre scorso sono state le terze elezioni ufficiali nella storia del Paese arabo; per ben 40 anni (fra il 1965 e il 2005) non si sono mai tenute elezioni.
L’Arabia saudita applica una versione rigorosa dell’islam sunnita (wahabita), che pone molte restrizioni alle attività e ai diritti sociali delle donne, che non possono guidare automezzi, lasciare la casa o il Paese se non accompagnate da un parente maschio, ricevere cure mediche senza il permesso di un parente. Nel 2011 il defunto re Abdullah bin Abdul Aziz ha stabilito la possibilità per le donne di candidarsi ed eleggere proprie rappresentanti, dopo una protesta nata sui social media in cui la popolazione femminile chiedeva di poter esprimere il diritto di voto.
Il re ha anche concesso alle donne di soggiornare negli hotel senza una lettera del coniuge, decisione che ha reso più facile gli spostamenti per affari. Egli ha nominato la prima donna vice ministro, aperto la prima università mista ed eliminato i commessi maschi dai negozi di intimo da donna e nelle profumerie. Il nuovo re Salman, succeduto a gennaio, ha mantenuto le concessioni.
27/09/2017 08:40