13/07/2009, 00.00
IRAQ
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Mosul, autobomba contro chiesa. Mons. Warduni: “A Baghdad attacchi premeditati”

Nel nord colpita la chiesa della Madonna di Fatima e danneggiata la vicina moschea sciita. Fonti locali lanciano l’allarme per possibili nuovi attacchi “contro chiese e monasteri”. Si teme un nuovo esodo dei cristiani dalla città. Vescovo ausiliare di Baghdad parla di attentati “organizzati” e lancia un appello “per la pace”.
Baghdad (AsiaNews) – Questa mattina un’autobomba è esplosa nei pressi della chiesa della Madonna di Fatima, a Mosul. Nell'attacco sarebbero rimasti feriti tre bambini; l’edificio ha subito seri danni. Non si ferma, quindi, l’ondata di violenze contro i luoghi di culto cristiani in Iraq: ieri una serie di ordigni hanno preso mira sette chiese caldee e ortodosse a Baghdad. La più colpita è quella caldea di Santa Maria, nella Sharaa Philistine, dove officia il vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon Wardouni.
 
“La situazione è seria – spiega ad AsiaNews mons. Warduni – l’attacco alle chiese è stato portato in contemporanea ed un fatto premeditato, organizzato, non è frutto del caso”. L’ausiliare di Baghdad conferma i “gravi danni” subiti dalla chiesa di Santa Maria, ma “ciò che più ho a cuore è la vita dei due giovani uccisi nello scoppio della bomba. I danni passano, ma la vita di due giovani che erano appena usciti da messa e avevano pregato per la pace… questo è ciò che mi rattrista maggiormente”.
 
“Fra i cristiani si respira un clima di sfiducia, negativo” aggiunge il vescovo. Il prelato si domanda “quali siano i nostri mali, le nostre colpe per essere vittima degli attacchi. Forse la nostra colpa è volere la pace, amare tutti quanti”. Mons. Warduni lancia infine un appello “alla preghiera, perché il mondo si svegli dal suo torpore e chieda con forza la pace”.
 
Questa mattina a Mosul è esplosa un’autobomba nel quartiere di Faisalia. L’ordigno ha colpito sia la chiesa della Madonna di Fatima, sia la adiacente moschea sciita. Ignoto, al momento, l’obiettivo dell’attacco. Fonti locali di AsiaNews denunciano minacce “contro chiese e monasteri” e confermano l’allarme lanciato dalla polizia “per nuovi attentati”.
 
Secondo la fonte, la nuova ondata di violenze potrebbe essere legata “alle prossime elezioni provinciali nel Kurdistan irakeno: è un messaggio di avvertimento lanciato verso la comunità cristiana in vista del voto”. A Karakosh le autorità hanno dichiarato il coprifuoco, chiudendo l’ingresso e le uscite dalla cittadina. Il pericolo è che possa riprendere “l’esodo dei cristiani dalla città”, dopo un periodo di relativa calma che aveva spinto molte famiglie a rientrare.
 
Una fonte di AsiaNews a Baghdad, anonima per motivi di sicurezza, esclude un legame fra gli attacchi alle chiese, dietro le quali vi sarebbe la mano di al Qaeda, e l’assassinio di una donna in Germania, ribattezzata “la martire del velo”. “Vi sono molti dubbi – afferma la fonte – e non escludo una complicità della polizia negli attacchi alle chiese. Gli edifici cristiani sono sotto stretta sorveglianza delle forze dell’ordine, ed è improbabile che qualcuno possa entrare e piazzare un ordigno senza essere visto”.  
 
Anche a Baghdad parlano di “possibili legami” fra gli attacchi ai cristiani e le elezioni provinciali a Kirkuk, una zona ricca di petrolio al centro di una serrata lotta fra arabi e curdi. “In prossimità delle elezioni – denuncia la fonte – i cristiani diventano sempre obiettivo di attacchi”.
 
Ieri un’autobomba è esplosa al passaggio del convoglio su cui viaggiava Christopher Hill, ambasciatore Usa in Iraq, obiettivo dell’attacco. Il diplomatico, che faceva rientro a Baghdad, è rimasto illeso e dalle prime informazioni pare non vi siano feriti. La presenza americana in Iraq e il sostegno di parte del mondo cristiano a Washington sono – secondo la fonte di AsiaNews – una ulteriore “possibile spiegazione” degli attacchi. “Alcune frange interne al Paese – conclude – vedono questa vicinanza come un tradimento alla sovranità nazionale o una presa di posizione politica”.(DS)
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