Le fiamme sono state appiccate nella notte, quando non c’era la polizia a fare la guardia. Per il sacerdote verbita “è un chiaro segno che l’area sta ribollendo” e che la missione “è tenuta costantemente sotto controllo”. Nonostante l’ennesima violenza p. Edward non abbandona il villaggio di Padampur: “Dobbiamo continuare a infondere la speranza in questo popolo”.
Bhubaneshwar (AsiaNews) - Un rogo ha distrutto per la seconda volta in pochi mesi l’orfanotrofio di padre Edward Sequeira, a Padampur (Orissa). Nella notte tra il 20 e il 21 marzo sconosciuti hanno appiccato le fiamme alla struttura, già obiettivo delle prime violenze indù dell’agosto scorso. Allora nell’incendio era morta Rajni Majhi, una ventenne che aiutava padre Edward come educatrice. Il sacerdote verbita era stato legato e picchiato per oltre un’ora, e ha rischiato anche lui di morire carbonizzato (v.
AsiaNews.it del 04.09.2008 e
AsiaNews.it del 05/02/2009). Questa volta non ci sono vittime, ma l’orfanotrofio è andato distrutto.
Raggiunto da AsiaNews, p. Edward afferma: “Questo nuovo rogo dell’orfanotrofio è un chiaro segno che l’area sta ribollendo e c’è ancora il rischio di carneficine”. Nelle fiamme il sacerdote ha perso tutto. Spiega che “dopo il primo incendio era stata messa di guardia della polizia ed il fuoco è stato appiccato nella notte in cui non era sul posto. Questo significa che la nostra missione a Padampur è costantemente sotto il controllo di certe forze”.
L’orfanotrofio è una delle opere che p. Edward segue da oltre 10 anni nel distretto di Bargarh, nell’Orissa, situato in una regione arretrata, “dove la gente vive in assoluta povertà - dice il sacerdote - senza che le sia garantita la minima dignità. La missione ora è completamente danneggiata”.
“Molte delle persone che aiutiamo sono dalit - racconta - che subiscono le peggiori atrocità. Questa parte emarginata della società è sfruttata in modo spietato e si guadagna da vivere con un’esistenza umiliante. Nonostante gli attacchi di cui continuo ad essere vittima, la mia missione resta quella di servire questa gente anche in un clima ostile. Il mio ministero è di reintegrarli ed emanciparli attraverso l’educazione, dare loro la dignità e le forze per avere fiducia in se stessi attraverso una formazione professionale e renderli consapevoli dei loro diritti”.
P. Edward ribadisce l’intenzione di non voler abbandonare Padampur dove gestisce ancora un lebbrosario. Afferma: “La nostra missione di servire gli emarginati e gli ostracizzati deve continuare; questa è la modalità assegnataci per servire questo popolo con l’amore che Cristo ha per la sua Chiesa. Come sacerdote cattolico io sono stato ordinato per servire e, malgrado il clima di intimidazione, dobbiamo continuare a infondere la speranza in questo popolo. La croce è sempre presente nella vita dei cristiani, e questa croce porta i potenti frutti della Resurrezione: questa è la nostra vita, la croce di Cristo davanti alle persecuzioni e la speranza della resurrezione”.
Dall’agosto 2008 sino a febbraio, le violenze contro i cristiani in Orissa hanno distrutto 315 villaggi, 4640 case, 252 chiese e 13 scuole. Le persone rimaste uccise sono 120, ma alcune cifre governative parlano di 500 morti, tra essi 10 religiosi. Vi sono stati anche 54mila profughi: alcuni hanno fatto ritorno nei loro villaggi, ma sono migliaia le famiglie che vivono ancora nei centri di accoglienza del governo o rifugiate nella foresta. Altre migliaia di persone hanno scelto di abbandonare per sempre i loro villaggi e vivere negli slum delle grandi città pur di non tornare nei luoghi dove continuano le discriminazioni e le violenze per i cristiani.