Ragazze afghane rischiano la vita per andare a scuola
Kabul (AsiaNews) – Shamsia Husseini è tornata alla Scuola Mirwais per Ragazze di Kandahar . Shamsia è la ragazza di 17 anni contro cui a novembre hanno lanciato acido sul volto, per punirla perché vuole istruirsi. Spiega che “i genitori mi hanno detto di tornare a scuola anche se mi vogliono uccidere”. Fonti locali parlano ad AsiaNews della difficile situazione delle donne nel Paese.
Ci sono state aggressioni con acido contro altre 14 tra studentesse e insegnanti della scuola. Per un poco tutte le ragazze hanno disertato la scuola. Poi le autorità hanno promesso più polizia, più controlli, hanno parlato dell’importanza dell’istruzione per le loro vite e per la società. Ora sono tornate quasi tutte le 1.300 studentesse della zona.
Shamsia (nella foto) ha avuto anche danni alla vista e a volte le è difficile leggere. Dice che “chi mi ha fatto questo non vuole che le donne siano istruite”. Sua madre è analfabeta, come quasi tutte le donne adulte della zona. Molti studenti sono vicini ai 20 anni e vanno a scuola per la prima volta.
Fonti locali commentano ad AsiaNews che “quella di Shamsia e della sua famiglia è una sfida eroica di fronte alla chiusura totale dei talebani verso l’istruzione per le donne. Ancora più ammirevole perché vivono a Kandahar, città santa del talebanesimo. Le donne afghane hanno un grande desidero di istruzione, a Kabul e in altre città spesso le classi delle ragazze sono più frequentate di quelle dei ragazzi. Ma questo progresso ancora non c’è nei villaggi, dove maggiore è il potere talebano”.
I talebani sono accusati per queste aggressioni: nel loro regime alle ragazze era proibito andare a scuola. Ora le scuole sono uno dei loro principali obiettivi e ne hanno bruciate centinaia. Prima di queste aggressioni, nelle vie e in molte moschee di Kandahar ci sono stati manifesti con frasi come: “Non mandare le tue figlie a scuola”.
“Nel Paese – proseguono le fonti di AsiaNews – è importante affermare che la donna ha la stessa dignità dell’uomo. Ora ci sono donne in parlamento, donne magistrati, donne manager, professoresse universitarie, ma sono ancora poche. E’ ancora diffusa la mentalità che la donna deve solo obbedire”.
Proprio ieri è stata ricoverata in ospedale una ragazza di 14 anni. Abitante di un piccolo villaggio della provincia di Bamiyan, 5 mesi fa è stata violentata ed è rimasta incinta. I genitori, per nascondere la “vergogna”, con un rasoio le hanno aperto l’addome, hanno asportato il feto e l’hanno seppellito. Solo dopo 4 giorni l’hanno portata in ospedale per una grave infezione, dicendo che un cane l’ha morsa all’addome. Ma i medici hanno capito cos’è successo.
“Essere violentata - continua la fonte - è considerato un grande disonore. Proprio ieri il ministro per gli Affari femminili, Hasin Banu Ghazanfar, ha detto che ‘c’è una inaccettabile tradizione per le quali le donne afghane debbono solo obbedire. Questa tradizione non ha fondamenta religiose e legali, ma è diffusa’. In molte zone le famiglie ancora scelgono il marito e costringono le figlie minorenni a sposarsi contro la loro volontà, sebbene – ricorda sempre il ministro - sia illecito per la legge afghana e per quella islamica. Molte donne si suicidano per non subire un matrimonio imposto. Nel matrimonio, in famiglia, la donna deve solo ubbidire”.
“In ogni situazione il loro stato è deteriore. Per esempio, secondo una recente indagine dell’UNICEF nella sola Kabul ci sono 4mila bambini che vivono in strada chiedendo l’elemosina e molte sono bambine. Ci sono 60mila mendicanti adulti e molte sono donne. Sono dati ufficiali, ma si ritiene che siano molti di più. Molte donne mendicano perché sono vedove e nessuno si occupa di loro, nessuno le sostiene. Non era così negli anni ’70, negli anni ’80, ancora negli anni ’90 fino alla venuta dei talebani. Allora a Kabul c’erano pochi mendicanti, in genere qualche anziano rimasto solo.” (PB)
10/07/2019 14:21
09/07/2019 09:14