Vescovo di Mumbai: Perchè gli indù attaccano noi cristiani
Mumbai (AsiaNews) – Guardiamo da vicino i recenti attacchi contro i cristiani. Esaminiamo anzitutto le supposte ragioni per questi attacchi e quindi approfondiamo quali siano le cause reali delle violenze. E poiché le conversioni forzate sono la più comune ragione che viene espressa, in una terza parte esaminiamo proprio il tema “conversione”.
1. Le ragioni (false) degli attacchi
a) I cristiani vengono colpiti per l’uccisione di Swami Laxmanananda Saraswati, avvenuta in Orissa. Le inchieste ufficiali indicano i maoisti fra gli autori dell’assassinio. In effetti, l’esecuzione [dello Swami] è stata subito condannata dai cristiani. Personalità come il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, hanno condannato l’uccisione in una conferenza stampa. Anche la Conferenza episcopale dei vescovi cattolici ha pubblicato una dichiarazione di condanna. Lo stesso ha fatto il presidente dei vescovi dell’Orissa, mons. Thomas Thiruthalil. In una conferenza stampa egli ha detto: “La comunità cattolica dell’Orissa è rimasta ancora una volta sconcertata in modo terribile dal brutale assassinio di Swami Laxmanananda Saraswati e di quattro suoi collaboratori… Noi, la comunità cattolica dell’Orissa, condanniamo profondamente il barbaro incidente…”.
Nonostante ciò, il Vhp (Vishwa Hindu Parishad) e il Bd (Bajrang Dal) hanno spinto le folle indù ad attaccare i cristiani. Essi volevano un pretesto per lanciare i loro attacchi.
b) I cristiani vengono attaccati per un pamphlet che disprezza l’induismo. Tale libretto sembra essere stato pubblicato dal movimento protestante New Life.
Se davvero questo libretto è circolato, si dovrebbe anzitutto investigare su chi lo ha pubblicato e punire gli autori, non usarlo come un pretesto per attaccare tutti i cristiani in modo indiscriminato. È estremamente improbabile che un gruppo cristiano abbia compiuto una simile pazza azione, in un momento come questo. Come tutti sanno, il libretto potrebbe essere anche stato pubblicato da qualche gruppo anti-cristiano, proprio per attizzare le fiamme del conflitto etnico-religioso.
Un pregiudizio molto diffuso dice che i cristiani disprezzano le altre religioni. La posizione della Chiesa cattolica su questo punto è molto chiara; il Concilio Vaticano II ha espresso con molta lucidità la posizione della Chiesa verso le altre religioni: “La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini” (Nostra Aetate, n. 2). Per questo la Chiesa esorta i cattolici perché “con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi” (Ibidem).
c) I cristiani sono attaccati per le conversioni. Il Vhp e il Bd agitano in modo costante questo spettro delle conversioni. Cerchiamo di guardarlo con realismo: se ci fossero [come si dice] molte migliaia di conversioni, il numero dei cristiani sarebbe altissimo. Invece è vero l’opposto. I dati statistici mostrano un abbassamento della percentuale nella popolazione cristiana dell’India a confronto con tutta la popolazione: 2,6% nel 1971; 2,44% nel 1981; 2,32% nel 1991; 2,3% nel 2001. E il calo continua.
Conversioni forzate? La Chiesa cattolica è del tutto contraria all’uso di ogni forza. Il Concilio Vaticano II l’ha dichiarato: “La Chiesa proibisce severamente di costringere o di indurre e attirare alcuno con inopportuni raggiri ad abbracciare la fede, allo stesso modo in cui rivendica energicamente il diritto che nessuno con ingiuste vessazioni sia distolto dalla fede stessa” (Ad Gentes, n. 13). E il diritto canonico è esplicito: “Non è mai lecito ad alcuno indurre gli uomini con la costrizione ad abbracciare la fede cattolica contro la loro coscienza” (Can. 748, 2).
Conversioni attraverso lusinghe? Questa è una bugia ripetuta spesso. La Beata Madre teresa ha scritto nel 1979: “Non sminuite la religione indù dicendo che i nostri poveri indù abbandonano la loro religione per ‘un piatto di riso’. Da parte mia, non ho mai visto nulla del genere, sebbene noi nutriamo migliaia di poveri di tutte le caste e tradizioni, sebbene migliaia siano morti fra le nostre braccia, in splendida pace con Dio”.
È vero il contrario: quelli che divengono cristiani rinunciano ai benefici che il governo dà alle caste disagiate [garantiti invece agli indù – ndr], alle quote riservate per loro. Nonostante essi perdano così tanto, i dalit accettano di diventare cristiani!
Diversi Stati hanno varato leggi anti-conversione. Il primo è stato l’ Arunachal Pradesh nel 1978, il Gujarat nel 2003, il Madhya Pradesh e il Chhattisgarh in 2006 ; l’ Himachal Pradesh in 2007. Essi prevedono pesanti punizioni in caso di conversioni forzate o ottenute con lusinghe. Noi abbiamo sfidato pubblicamente i governi a portare delle prove su questi casi. Ma fino ad oggi, non un singolo caso di conversione simile è stato messo in luce.
Il fatto che i governi non siano in grado di evidenziare alcun caso, è un segno che questa accusa è solo una bugia. Il fatto stesso che gli indù stravedono per portare i loro figli alle nostre scuole per ricevere l’educazione è un segno che essi non sono per nulla preoccupati dalle conversioni. [Se quell’accusa fosse vera] essi dovrebbero essere preoccupati perché noi potremmo influenzare le tenere menti dei loro figli. E invece succede il contrario: essi ci supplicano che noi li ammettiamo nelle nostre scuole!
2. Qual è la ragione della violenza contro i cristiani e il loro lavoro fra i tribali e i dalit?
La risposta è socio-economica. Attraverso l’educazione, i tribali e dalit non accettano più di essere sfruttati. La stratificazione economica viene capovolta. Non dimentichiamo che l’Rss [Rashtriya Swayamsevak Sangh, gruppo di militanti indù fondamentalisti] è composto da membri di caste alte che hanno grossi interessi a mantenere lo status quo.
Secondo gli insegnamenti e l’esempio di Gesù, l’amore per Dio e per i nostro simili sono inseparabili, come i due lati di una stessa moneta: Chi non ama il fratello che vede, come può amare Dio che non vede?” (1 Giov 4,20). Gesù descrive la sua missione nel modo seguente: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi…” (Luca 4,18).
Quando Gesù ha guarito i malati, si è mescolato con gli emarginati [i fuori casta], ha assistito i poveri, queste opere non erano lusinghe, ma il concreto realizzarsi del “Regno di Dio” che lui predicava: un regno di amore e di giustizia. Allo stesso modo, le attività umanitarie della Chiesa cattolica non sono per nulla delle lusinghe. Essa cammina sulle orme di Gesù.
Non per apologetica, ma possiamo essere orgogliosi del servizio che svolgiamo nella nostra nazione, specie verso i più poveri e i più diseredati. Vorrei che qualcuno dei fondamentalisti che ci stanno attaccando, visiti la casa di Madre Teresa per i moribondi e gli abbandonati a Sanali street. Che contino quanti sono i cristiani e quanti di loro sono stati battezzati. Che visitino la Niramay Niketan a Trombay [quartiere a nord di Bombay- ndr], dove si curano i malati di Aids. Un uomo affetto da Aids, aveva bisogno di avere l’amputazione delle gambe, ma quasi 100 dottori lo hanno rifiutato; alla fine ne ha trovato uno che ha accettato di operarlo. Quest’uomo e molti altri come lui sono curati con amore dalle suore. I fondamentalisti non accetterebbero mai di venire così a contatto con questi pazienti, nemmeno a toccarli. Per essi questi sono rifiuti umani da consegnare alle immondizie. Per noi questi non sono cristiani, indù o musulmani, ma solo esseri umani da amare e curare.
3. La questione della conversione
Nessuno di noi è nato cristiano, indù o musulmano: nulla, nel nostro sangue appre segnato come caratteristica di una religione o di un’altra. Ma siamo nati in una religione – o meglio, in una comunità religiosa. La gente di solito rimane nella comunità religiosa in cui è nata. Vi sono anche quelli che esercitano la loro libertà per abbracciare una religione che li soddisfi di più nella loro ricerca di Dio e della pienezza. In questioni religiose, nessuno deve essere forzato ad agire in una maniera contraria alle sue credenze; nessuno deve essere limitato nel vivere secondo i suoi principi di fede. Questa è la questione della conversione. Non è un diritto religioso, ma piuttosto un diritto umano.
Non abbiamo il diritto a convertire gli altri. Abbiamo diritto di parlare del nostro credo e della nostra religione , il diritto di propagare la nostra fede. Questo è garantito dalla Costituzione. E l’altro ha diritto a convertirsi se lo sceglie.
Oggi più che mai viviamo in un “villaggio globale”, in una società aperta dove le idee si trasmettono e attraversano tutte le frontiere. Come vi sono persone che cambiano la loro ideologia o militanza politica, così vi sono persone che cambiano la loro religione. Se io posso cambiare il mio partito politico, perché non posso cambiare la mia religione?
Per concludere, possiamo sottolineare che è falsa la rivendicazione così diffusa che l’Induismo non ha mai fatto conversioni, né ha mai inviato missionari. Nell’anichità, nessuna nazione ha mai inviato così tanti missionari come l’India per diffondere la religione (indù e buddista): dallo Sri Lanka alla Cina! A tutt’oggi vi sono più missionari indù in India e in occidente che missionari cristiani in India. Templi indù continuano ad essere edificati in Europa e in America.
15/11/2019 14:19