Yemen, massiccio scambio di prigionieri. L’Onu spera nel cessate il fuoco
Delegati Houthi e governativi, sostenuti dai sauditi, hanno sottoscritto lo scambio di 1081 prigionieri. Al termine dell’incontro gli abbracci fra le parti. Inviato speciale Onu: evento raro, un numero così elevato accade “alla fine della guerra”. La speranza di una tregua su scala nazionale.
Ginevra (AsiaNews/Agenzie) - Un primo passo verso un cessate il fuoco su scala nazionale e una soluzione politica che possa portare alla fine della guerra. È quanto sottolinea l’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, commentando l’annuncio giunto ieri circa l’accordo per un massiccio scambio di prigionieri fra ribelli Houthi, vicini all’Iran, ed esercito governativo, sostenuto dalla coalizione araba a guida saudita. “È un fatto raro - sottolinea Martin Griffiths - ottenere uno scambio di prigionieri di questa portata quando un conflitto è ancora in corso. Di solito ciò avviene alla fine della guerra”.
Ieri le parti in lotta hanno sottoscritto un patto che prevede lo scambio di 1081 prigionieri, fra i quali vi sono anche 15 sauditi. Un accordo che si inserisce nel solco delle trattative riallacciate quest'anno in un clima di reciproca fiducia e finalizzate alla ripresa di un processo di pace in stallo da tempo. Responsabile dello scambio, i cui dettagli devono essere ancora finalizzati, saranno gli operatori locali del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr).
Divampato nel 2015, l’attuale conflitto ha provocato la “peggiore crisi umanitaria al mondo”, sulla quale il nuovo coronavirus rischia di avere effetti “devastanti” a fronte di un sistema sanitario ormai al collasso e di una popolazione allo stremo. Milioni di persone sono sull’orlo della fame, anche i bambini potrebbero subirne le conseguenze per i prossimi 20 anni.
L’obiettivo dei futuri colloqui, spiega l’inviato speciale Onu, è quello di arrivare a un “cessate il fuoco nazionale” che possa portare poi “alla fine della guerra nello Yemen”. A questo si dovrebbe aggiungere la graduale apertura di porti, aeroporti, strade e infrastrutture. Al termine dell’incontro (nella foto) i leader delle due delegazioni - Houthi e governativi - si sono abbracciati sotto lo sguardo di Martin Griffiths, il quale ha commentato a più riprese: “Ben fatto, ben fatto”.
Riyadh ha accolto in modo positivo l’accordo, quale tappa verso una soluzione politica ad ampio respiro. Il colonnello Turki al-Malki, comandante della coalizione araba a guida saudita, sottolinea che “lo spirito dell’accordo è umanitario” e pone “solide basi per un dialogo e il raggiungimento di un accordo politico a tutto campo”. Abdulkader al-Murtada, a capo del comitato Houthi che ha trattato lo scambio di prigionieri, conferma il clima di “fiducia reciproca” fra le parti, che potrebbe “influenzare in modo positivo” gli altri dossier tuttora aperti.