20/08/2024, 14.25
CINA
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Wenzhou: prete si appella al Dipartimento Affari Religiosi contro il 'patriottico' p. Ma

Nella diocesi dove il vescovo 'clandestino' mons. Shao è agli arresti, un sacerdote 'ufficiale' contesta il ridisegno delle parrocchie deciso dal sacerdote legato al Partito che di fatto governa la Chiesa locale: "Solo un vescovo può farlo". Il gesto dopo che la polizia l'11 agosto gli ha impedito di celebrare Messa in una chiesa lasciata senza assistenza pastorale. 

Wenzhou (AsiaNews) - Un sacerdote cattolico cinese registrato agli organismi ufficiali ha scritto una lettera aperta ai responsabili del Dipartimento per gli Affari Religiosi della provincia dello Zhejiang per protestare sulla situazione della diocesi di Wenzhou. Nel testo - datato 16 agosto e diffuso da ambienti cattolici locali - p. Jin Mengxiu denuncia l’irruzione di agenti in uniforme avvenuta domenica 11 agosto in una chiesa lasciata senza assistenza pastorale in un piano di ridefinizione delle parrocchie deciso qualche mese fa da p. Ma Xianshi, il sacerdote “patriottico” che di fatto guida questa Chiesa locale.

La diocesi di Wenzhou è da anni al centro di una dolorosa situazione per i cattolici cinesi. A norma di diritto canonico ha infatti un suo vescovo, mons. Peter Shao Zumin, oggi 61enne, che venne ordinato vescovo coadiutore con un mandato papale nel 2011 ed è dunque succeduto al suo predecessore mons. Vincent Zhu Wei-Fang, alla morte di quest’ultimo nel settembre 2016. Rifiutandosi, però, di aderire agli organismi “ufficiali” imposti dal governo di Pechino ai cattolici cinesi, non ha mai ottenuto il riconoscimento da parte delle autorità che considerano la sede “vacante” e sostengono p. Ma Xianshi come guida della locale comunità cattolica.

Per questo il vescovo “clandestino” mons. Shao è stato arrestato ripetutamente negli ultimi anni, soprattutto in coincidenza con le solennità, per evitare che i fedeli potessero partecipare a riti da lui presieduti. L’ultimo suo arresto risale allo scorso mese di gennaio e - come avevamo raccontato su AsiaNews - era legato proprio alla sua protesta contro la riorganizzazione delle parrocchie decisa da p. Ma.

Nella sua lettera aperta al Dipartimento per gli Affari religiosi p. Jin Mengxiu non cita il vescovo Shao, ma la questione che pone è esattamente la stessa: l’autorità con cui p. Ma decide sulle questioni inerenti alle parrocchie e al clero della diocesi. P. Jin - che è un sacerdote a riposo, senza incarichi pastorali – sostiene che la ridefinizione della geografia delle parrocchie da parte di un sacerdote che non è il vescovo (avvenuta dopo l’inaugurazione nella diocesi di Wenzhou di una nuova grande chiesa a Longgang, aperta con il permesso delle autorità locali ndr) ha creato sconcerto tra i fedeli. Per questo avrebbe sentito il dovere di celebrare i sacramenti nella chiesa rimasta senza sacerdoti, nonostante le pressioni contrarie da parte degli organismi ufficiali. Si difende dicendo che il suo intento è solo quello di evitare che la comunità dei credenti perda l’aiuto spirituale, causando ulteriore caos all’interno della Chiesa locale e compromettendo così l’armonia della società.

A norma del diritto canonico - ricorda p. Jin - solo il vescovo ha la potestà di istituire o sopprimere delle parrocchie. Osserva come nulla del genere sia mai accaduto nelle altre diocesi della provincia dello Zhejiang e “nemmeno a Shanghai (rimasta per tanti anni senza vescovo ndr) prima che arrivasse il vescovo Shen Bin”. Sostiene che l’intervento della polizia per far applicare le decisioni di p. Ma non aiuta a promuovere l’armonia tra politica e religione, ma al contrario susciterà solo ulteriori contraddizioni e conflitti. In sua difesa p. Jin chiama in causa gli stessi regolamenti religiosi della provincia dello Zheiijiang e su p. Ma si chiede: se un sacerdote agisce abbandonando le regole della Chiesa che lo ha nutrito e sostenuto a lungo, quanto sarà credibile il suo “patriottismo”?

Il testo si conclude con un appello ai responsabili provinciali del Dipartimento per gli Affari Religiosi, invitandoli a “correggere gli errori nell’applicazione della legge” e a salvaguardare l’armonia religiosa e sociale nella diocesi di Wenzhou.   

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