01/04/2017, 09.06
BAHRAIN - STATI UNITI
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Washington: nessuno scrupolo sui diritti umani nella vendita di armi al Bahrain

Una decisione dettata dall’esigenza di rilanciare i rapporti diplomatici e commerciali con l’alleato del Golfo. Via libera alla consegna di 19 caccia F-16 e altri armamenti per un totale di 2,8 miliardi. Critiche da associazioni attiviste e gruppi pro diritti umani. La decisione potrebbe estendersi presto all’Arabia Saudita. 

 

Manama (AsiaNews/Agenzie) - Per rilanciare i rapporti diplomatici e commerciali fra Washington e Manama, il segretario di Stato Usa Rex Tillerson ha deciso di rimuovere tutte le pre-condizioni riguardanti il rispetto dei diritti umani nella vendita di armi al Bahrain. Via libera dunque, e senza alcun vincolo, alla fornitura di caccia F-16 e altri armamenti strategici al prezioso alleato nella regione mediorientale, dopo mesi di tensioni e contrasti. 

La decisione di Tillerson si inserisce nel contesto delle iniziative promosse dall’amministrazione Trump per rilanciare i rapporti con le monarchie sunnite in Medio oriente e per cercare nuove vie atte a contrastare la crescente influenza dell’Iran e della Russia nel Golfo Persico. In questo contesto, il Bahrain - e l’Arabia Saudita - è un partner fondamentale, oltre che essere base della quinta flotta navale degli Stati Uniti, cui spetta il compito di pattugliare le acque della regione. 

Il Bahrain è una monarchia del Golfo retta da una dinastia sunnita in un Paese in cui la maggioranza della popolazione (almeno il 60-70%) è sciita e da tempo chiede cambiamenti costituzionali e diritti sociali ed economici. Nel 2011 sulla scia delle primavere arabe, vi sono state sommosse che il re - alleato di Washington e sostenuto da Riyadh - ha sconfitto nel sangue con truppe inviate dall’Arabia Saudita.

Lo scorso anno le autorità hanno arrestato e condannato attivisti e leader religiosi sciiti e sospeso le attività di Al-Wefaq, principale gruppo sciita di opposizione. L’accusa è di “terrorismo, estremismo e violenza” oltre che legami con una potenza straniera (leggi Iran).

Analisti ed esperti aggiungono inoltre che essa può essere un segnale inviato a Riyadh, Manama e altre capitali, in base al quale la nuova amministrazione intende allentare le richieste ai suoi alleati in tema di diritti umani, rispetto delle opposizioni e della dissidenza interna. Del resto è stato il predecessore Barack Obama a inserire condizioni in tema di diritti umani alla vendita di 19 caccia F-16 al Bahrain, in risposta alla repressione della protesta sciita interna.

Si tratta di un affare complessivo da 2,8 miliardi di dollari che Trump vuole sbloccare rimuovendo gli elementi di criticità. Ora la palla passa al Congresso, che dovrà esaminare la vendita e sollevare eventuali obiezioni prima dell’approvazione finale, mentre si sono già levate le voci di attivisti e associazioni pro diritti umani che criticano l’inversione di rotta della Casa Bianca. 

La decisione riguarda per ora il Bahrain ma potrebbe estendersi presto anche all’Arabia Saudita e altre nazioni.

Il Medio oriente si conferma sempre più come la regione in cui si concentra la vendita e il commercio di armi. Secondo una recente inchiesta il 43% di armi vanno in Asia e Medio oriente, con Arabia Saudita e Qatar fra le nazioni un prima fila nella corsa agli armamenti e un picco dell’86% nelle importazioni nel quinquennio 2012-2016. 

 

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