Vescovi indiani: Vicini ai fratelli musulmani nella festa dell'Ashura
Mons. Theodore Mascarenhas, segretario della Conferenza episcopale (Cbci), ha inviato ai fedeli musulmani un messaggio per la festa sciita, che cade nel mese sacro di Muharram. In India cristiani e musulmani vivono in pace e armonia.
New Delhi (AsiaNews) – “Siamo vicini ai nostri fratelli musulmani, con cui abbiamo molte cose in comune: in particolare il fatto di essere entrambi minoranze religiose in India”. Lo dice ad AsiaNews mons. Theodore Mascarenhas, segretario generale della Conferenza episcopale indiana (Cbci), intervenendo in occasione della festa sciita di Ashura, nel mese sacro di Muharram, che si celebra oggi. “Anche se non possiamo condividere la loro visione su molte questioni – afferma – siamo simili. Inoltre i cristiani e i musulmani dell’India vivono in pace e armonia, e collaborano insieme in molte aree”.
Il segretario dei vescovi indiani ha mandato un messaggio ai “nostri fratelli musulmani, che commemorano il martirio di Husayn ibn Ali, nipote di Maometto”. La festa di Ashura, che cade nel 10mo giorno del primo mese del calendario lunare islamico, è una delle ricorrenze più importanti per i fedeli sciiti che ricordano il martirio del loro imam.
Mentre in diversi Paesi islamici questa festività è stata segnata spesso da violenze e attentati, e pertanto in queste ore c’è massima allerta in Pakistan, Afghanistan, Bangladesh e Iraq, il vescovo sottolinea che in India i musulmani hanno buone relazioni con le altre comunità, tra cui quella cristiana.
Secondo i dati del Censimento sulle religioni del 2011, nel Paese “l’islam è la seconda religione, ed è professato dal 14,2% della popolazione, cioè da 172 milioni di persone”. È possibile che avvengano “attriti tra musulmani e cristiani, ma questi non sono mai sfociati in serie conflagrazioni”.
Nel suo messaggio a nome dei vescovi, mons. Mascarenhas esprime la speranza che “le partecipazioni religiose e le celebrazioni che circondano questa festa continuino a incoraggiare i musulmani e tutti nella società a fare sacrifici e a sopportare la sofferenza, se necessario, per amore del bene comune”.
Il segretario sostiene che “il miglior modo per andare avanti è vivere secondo lo spirito di Assisi”. Per questo egli ricorda le parole pronunciate da papa Francesco nel recente incontro: “Diverse sono le nostre tradizioni religiose. Ma la differenza non è motivo di conflitto, di polemica o di freddo distacco. […] Da quell’evento storico [la prima Giornata mondiale per la pace voluta da papa Giovanni Paolo II nel 1986, ndr], si è avviato un lungo pellegrinaggio che, toccando molte città del mondo, ha coinvolto tanti credenti nel dialogo e nella preghiera per la pace; ha unito senza confondere, dando vita a solide amicizie interreligiose e contribuendo a spegnere non pochi conflitti. Questo è lo spirito che ci anima: realizzare l’incontro nel dialogo, opporsi a ogni forma di violenza e abuso della religione per giustificare la guerra e il terrorismo”.
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