Un nordcoreano su dieci è ridotto in schiavitù
Sono 2,6 milioni gli schiavi in Corea del Nord. Lo riferisce il rapporto Global Slavery Index. “La lotta alla schiavitù è più difficile perché le istituzioni sono coinvolte nello sfruttamento delle persone”. “Più che i missili, la tragedia nordcoreana riguarda la libertà perduta attraverso la brutale repressione del potenziale umano”.
Perth (AsiaNews/Agenzie) - In Corea del Nord un cittadino su dieci è in condizioni di schiavitù. Lo riferisce il rapporto annuale Global Slavery Index, pubblicato dalla Walk Free Foundation. La fondazione, che ha base in Australia, si occupa di monitorare e contrastare le varie forme di schiavitù nel mondo. Nello studio sono prese in esame anche le situazioni di altri Paesi nel mondo, quali: Eritrea, Burundi, Repubblica Centrafricana, Afghanistan, Mauritania, Sud Sudan, Pakistan, Cambogia e Iran.
I sudditi di Kim Jong-un ridotti in schiavitù sono 2,6 milioni, su una popolazione di 25 milioni; è la più alta concentrazione di schiavi in uno Stato nel mondo contemporaneo. Il rapporto riferisce che lo Stato non ha interesse a contrastare il fenomeno dal momento che le istituzioni stesse sono coinvolte nello sfruttamento degli schiavi. I parametri per indicare la schiavitù sono: la tratta di essersi umani, il lavoro forzato, la schiavitù in seguito ai debiti, i matrimoni forzati, la vendita e lo sfruttamento dei bambini.
Il fondatore della Walk free foundation Andrew Forrest dichiara: “Negli ultimi scambi diplomatici con Stati Uniti e Corea del Sud c'è stata una forte attenzione a bombe e missili, ma la tragedia nordcoreana riguarda molto più la libertà perduta attraverso la brutale repressione del potenziale umano”.
I ricercatori hanno inoltre intervistato 50 disertori nordcoreani. Tutti, tranne uno, hanno affermato di essere stati sottoposti a condizioni che rispondevano alla definizione legale internazionale di “lavoro forzato”. “Non puoi rifiutarti di lavorare” dice un disertore e aggiunge: “Se il capo dell'unità ti ordina di lavorare, devi farlo. Se non lo fai, le tue razioni di cibo sono tagliate”. Gli intervistati riferiscono che il lavoro non retribuito obbligatorio è comune nelle fattorie, nella costruzione di edifici e strade. Anche i bambini spesso vengono mobilitati dallo Stato.
Nel rapporto si legge: “La Corea del Nord è essenzialmente uno Stato schiavista che usa i propri cittadini per il beneficio del regime di Kim. L'immagine della Corea del Nord che emerge è ‘inquietante’ e forse ‘unica’. Sebbene l'accesso a un campione più ampio di lavoratori nella stessa Corea del Nord non sia semplicemente possibile, non c'è motivo di dubitare che le esperienze di prima mano riportate da questo gruppo riflettano la brutale realtà della schiavitù moderna perpetrata dallo Stato”.
Nel frattempo, per l’1 agosto la Corea del Nord ha annunciato un’amnistia per le persone “condannate per i crimini contro il Paese e il popolo”. La data coincide con il 70esimo anniversario della fondazione della Corea del Nord. I gruppi per i diritti umani denunciano però che anche in passato ci sono stati annunci simili ma le autorità nordcoreane non hanno mai divulgato il numero di prigionieri rilasciati.
L'indice Global Slavery ha rilevato anche che altri Paesi si sono resi complici in maniera indiretta dello sfruttamento della schiavitù attraverso l’importazione di beni prodotti grazie al lavoro forzato. Al primo posto di questa classifica troviamo gli Stati Uniti, con 144 miliardi di dollari in beni acquistati ogni anno. Va notato che nei parametri della moderna schiavitù rientra pure la manodopera a bassisimo costo. Il 55 % di questo tipo di nuovi schiavi si trova in Asia, dove il settore manifatturiero a costo zero è molto diffuso. In cima alla classifica, dopo la Nord Corea, troviamo Cambogia, India e il Qatar. In termini assoluti il primato spetta all’India con 7,98 milioni di persone schiave, seguito dal Pakistan con 3,18 milioni, Cina con 3,86 milioni e Iran 1,28 milioni.