Turchia: primo passo verso la sospensione dell’immunità parlamentare
Il Parlamento approva un primo emendamento della Costituzione che permette di perseguire giuridicamente alcuni parlamentari pro-curdi dell’opposizione. Nelle prossime settimane attesa una valanga di procedure contro i deputati non allineati al regime di Erdogan. Che ora vuole trasformare il Paese da parlamentare a presidenziale, accentrando ancora di più il potere.
Ankara (AsiaNews) – Il Parlamento turco ha adottato il primo articolo di un progetto di legge che modifica la Costituzione e permette di sospendere l’immunità parlamentare della quale godono gli eletti del popolo in caso di processi giudiziari. Questo voto rischia di accentuare ulteriormente le tensioni già acute fra gli attivisti curdi ed il potere centrale.
Questo progetto di legge è stato voluto fermamente dal Presidente Rajab Tayyeb Erdogan. Secondo molti analisti, esso sarà usato come arma contro i suoi oppositori politici in altri partiti ed è destinato a consentire di perseguire giuridicamente alcuni parlamentari pro-curdi dell’opposizione.
La modifica è stata adottata con 373 voti favorevoli su 550, superando il tetto di 367 voti necessari per far passare la legge. Proposto dai 316 membri del blocco del Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) di Erdogan, è stato appoggiato anche dai 40 eletti del Partito del Movimento nazionale (MHP); al contrario, come ci si aspettava, i deputati del CHP hanno votato contro.
Questo primo passo verso l’emendamento di un articolo della Costituzione è visto anche come prova generale per cambiarne altri, in modo da trasformare la Repubblica turca da regime parlamentare a regime presidenziale. Questo sarebbe lo scopo ultimo di Erdogan, che vuole accentrare nelle sue mani quanto più potere possibile. Nella giornata di ieri si è votato anche su altri due dispositivi complementari a questo articolo.
Ora l’attenzione si sposta sui tribunali del Paese, da dove ci si aspetta verranno aperti molti fascicoli giudiziari soprattutto contro i deputati del Partito Democratico del Popolo (HDP) per reati di “terrorismo” o “istigazione alla violenza”. Dietro queste accuse vi è in realtà l’operato critico di questi politici nei confronti dell’esercito, che distrugge intere città da mesi e semina morte e terrore contro donne, bambini ed anziani civili, per l’unica colpa di essere di etnia curda.
Sembrerebbe che 20 deputati del CHP abbiano votato a favore nel secondo turno per evitare il referendum che rischiava di minacciare l’ordine sociale. È quanto ha affermato Özgür Özel del CHP, il quale ha confessato che il suo partito non ha preso un voto unanime di gruppo e che non vi era stata alcuna “imposizione di voto” chiesta dal CHP ai propri deputati.
Dopo l’approvazione del Presidente e la pubblicazione sulla Gazetta Ufficiale, si pensa che i casi giudiziari sospesi e/o non ancora aperti si molteplicheranno già nei prossimi 15 giorni: esistono già oltre 200 fascicoli aperti per reati legati al “terrorismo” o a reati “collegati al terrorismo”, con un gruppo di 200 procuratori già pronti a determinare i fascicoli e classificarli secondo le accuse e le prove a carico raccolte.
La pena prevista in caso di condanna, nei confronti di deputati dei tre partiti politici di opposizione, è di un anno di detenzione e l’allontanamento dalla vita pubblica ossia dalla politica.
È interessante notare il numero dei casi giuridici pendenti nei confronti delle figure di spicco del Paese per rendersi conto dell’utilità di questo importante arma politica in mano al Partito di Erdogan. Al momento sono 41 i casi aperti contro Kemal kılıcdaoğlum; altri 41 quelli sospesi nei confronti del Segretario generale del MHP, il carismatico curdo Selahattin Demirtaş; nove casi contro Devlet Bahçeli.
Naturalmente nessun caso pende contro il Presidente della Repubblica, suo figlio e suo genero, o tanto meno contro il nuovo segretario del Partito AKP, il ministro dei Trasporti Binali Yıldırım. Niente anche contro il Premier uscente Ahmet Davutoğlu. (PB)
08/09/2018 10:53
30/03/2023 10:10
10/07/2017 09:23