Tirana, cyber-attacco iraniano: interrotte le relazioni con Teheran, chiusa l’ambasciata
Per il primo ministro Edi Rama vi sono “prove inconfutabili” del coinvolgimento della Repubblica islamica in un’azione avvenuta a luglio. Nel mirino i servizi pubblici, i registri dello Stato, e i dati dei membri di un gruppo iraniano in esilio. Prima di abbandonare l’ambasciata dati alle fiamme diversi documenti.
Tirana (AsiaNews) - L'Albania ha interrotto le relazioni diplomatiche con Teheran e ordinato a diplomatici e dipendenti della rappresentanza iraniana di lasciare l’ambasciata, accusandola di aver orchestrato un massiccio cyber-attacco contro il Paese. Il primo ministro albanese Edi Rama ha presentato i risultati di un’inchiesta, in base alla quale emergerebbero “prove inconfutabili” secondo cui la Repubblica islamica ha “ingaggiato quattro gruppi” per sferrare una offensiva cibernetica il 15 luglio scorso. In risposta alla decisione, nelle prime ore della mattinata odierna alcuni membri dell’ambasciata iraniana hanno incendiato diversi documenti, prima di abbandonare l’edificio. Una fonte, rilanciata dalla Reuters, afferma di aver visto un uomo gettare documenti in un barile arrugginito e appiccare il fuoco, con le fiamme a rischiarare i tre piani dell’edificio.
In un raro e inusuale video-messaggio diffuso ieri, il capo del governo albanese ha detto di aver ordinato a diplomatici e dipendenti di lasciare il Paese entro 24 ore. Secondo Edi Rama gli attacchi informatici di luglio hanno “minacciato di paralizzare i servizi pubblici, cancellare i sistemi digitali e hackerare i registri dello Stato, rubare le comunicazioni elettroniche intranet dell’esecutivo e seminare caos e insicurezza”.
Fra quanti puntano il dito contro Teheran vi sono anche gli Stati Uniti, stretto alleato dell’Albania, che annunciano in queste ore “ulteriori iniziative per rendere l’Iran responsabile per azioni e minacce alla sicurezza di un alleato Usa” (e membro della Nato). Di contro, i vertici della Repubblica islamica criticano la decisione di Tirana di chiudere i canali diplomatici e definiscono come “proclami senza alcun fondamento” le accuse lanciate da Albania e corroborate da Stati Uniti.
Dal 2014 i rapporti fra i due Paesi sono all’insegna della tensione. All’origine dello scontro la decisione di Tirana - dietro richiesta Usa - di accogliere circa 3mila membri del gruppo di opposizione in esilio Mujahideen-e-Khalq (l’Esercito di liberazione nazionale dell’Iran), stanziati in un centro nei pressi di Durazzo. In precedenza i militanti avevano base in Iraq e una discreta presenza in Francia. A distanza di alcuni giorni dall’attacco informatico, media albanesi hanno riferito che gli hacker avrebbero pubblicato dati personali dei membri del gruppo, conservati all’interno degli archivi dei computer statali. Fra i dati sensibili diffusi vi sono i numeri personali di telefono, le tessere sanitarie e della previdenza con tanto di nomi e fotografie.
Questa mattina attorno alla rappresentanza diplomatica della Repubblica islamica, situata a soli 200 metri dagli uffici del primo ministro albanese, regnava un clima di calma apparente. Ciononostante, un’autovettura nera con targa diplomatica e finestrini oscurati è stata vista entrare e uscire mentre un agente di polizia sorvegliava l’ingresso.
Analisti affermano che dietro la decisione di attaccare da parte di Teheran vi sarebbe il fatto che Tirana non solo ospita, ma autorizza - e sostiene - attacchi e attività ostili del gruppo contro l’Iran. Gli Stati Uniti hanno rimosso la designazione di gruppo terrorista del Mek nel 2012, in seguito a una pressane attività di lobbying. Negli ultimi anni alcuni esponenti repubblicani, fra i quali ex funzionari dell’amministrazione Bush e Trump hanno abbracciato apertamente il gruppo di opposizione e le sue attività contro la Repubblica islamica.