Tiene la tregua fra governo siriano e ribelli. E' "la più seria"
Il cessate il fuoco entrato in vigore a mezzanotte sembra reggere su gran parte del territorio. Focolai di violenze a Idlib e in un settore orientale di Damasco. Analisti ed esperti parlano di tregua “seria” con maggiori possibilità di successo rispetto al passato. Washington esclusa dal tavolo delle trattative.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - La tregua nazionale fra governo siriano e milizie ribelli, mediata da Russia e Turchia ed entrata in vigore alla mezzanotte di ieri, sembra reggere su gran parte del territorio nonostante isolati scontri. L’accordo include gran parte dei gruppi di opposizione, da cinque anni in lotta contro il presidente Bashar al Assad, ma non riguarda lo Stato islamico e altre milizie jihadiste; dal patto sono escluse anche le Unità per la protezione del popolo (Ypg, i combattenti curdi in Siria).
La tenuta del cessate il fuoco nazionale - a dispetto di alcuni focolai di violenza che persistono in alcune sacche di territorio - dovrebbe fungere da viatico per lo svolgimento di veri e propri colloqui di pace, che si dovrebbero tenere entro un mese in Kazakhstan. Secondo quanto riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh) si sarebbero verificati scontri fra lealisti e ribelli nella provincia settentrionale di Hama.
Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio, riferisce che “piccoli gruppi ribelli e lealisti armati stanno cercando di distruggere la tregua”, perché essa segnerebbe “la fine della loro presenza”.
Gli abitanti del distretto di Ghouta, nel settore orientale di Damasco, hanno riferito di colpi di arma da fuoco due ore dopo l’entrata in vigore della tregua. Altri incidenti “isolati” si sono verificati a Idlib, nel nord-ovest della Siria.
Dal marzo 2011 a oggi oltre 300mila persone [secondo alcune fonti 430mila] sono morte nel conflitto siriano; almeno quattro milioni gli sfollati che hanno cercato rifugio all’estero, nei Paesi della regione o in Europa, innescando una emergenza umanitaria senza precedenti.
Analisti ed esperti sottolineano il diverso valore di questa tregua entrata in vigore nella notte, che definiscono “la più seria” fra quelle finora raggiunte. Un cessate il fuoco che non è frutto di un accordo fra Stati Uniti e Russia, come avvenuto in passato e con esiti pressoché fallimentari. Questa volta al tavolo del dialogo con Mosca si è seduta la Turchia, sebbene poco più di un anno fa i due Paesi fossero ai ferri corti per l’abbattimento di un jet russo al confine fra Siria e Turchia per mano dell’esercito di Ankara.
Washington, il grande assente della partita, ha definito comunque una “evoluzione positiva” la firma della tregua fra governo e ribelli.
Dal cessate il fuoco restano esclusi lo Stato islamico e altri gruppi jihadisti, fra cui l’ex Fronte di al Nusra (emanazione di al Qaeda nel Paese). Un accordo che lo stesso presidente russo Vladimir Putin definisce fragile, così come restano in sospeso i futuri obiettivi dell’asse russo iraniano in Siria, dopo la recente riconquista di Aleppo.
I passi diplomatici intrapresi nell’ultimo periodo sullo scacchiere siriano appaiono incoraggianti; persino i gruppi ribelli coinvolti sinora nel conflitto sembrano moderatamente ottimisti sulla possibile tenuta della tregua. Walid Muallem, ministro siriano degli Esteri, afferma che “vi è una vera possibilità di raggiungere un accordo politico per mettere fine al bagno di sangue e porre le basi per il futuro del Paese”.
Il fatto che i ribelli abbiano perduto terreno in queste settimane rappresenta un ulteriore elemento a favore di un piano di pace. Proprio ieri i vertici dell’Alto comitato per i negoziati (Hnc), il gruppo ombrello che racchiude gran parte dei movimenti di opposizione, ha affermato che le risorse sono ormai limitate e “non è più possibile continuare” i combattimenti.
03/01/2017 08:50