Tibet, padre di quattro figli si dà fuoco per protesta contro il dominio cinese
Lhasa (AsiaNews) – Un uomo di etnia tibetana, sposato e padre di quattro figli, si è dato fuoco nella provincia cinese del Sichuan per protestare contro la dominazione di Pechino sulla regione del Tibet. Non è chiaro se Tenzin Gyatso, 35 anni, sia sopravvissuto: fonti locali dicono che la polizia lo ha portato via ancora vivo, ma in condizioni critiche. Questa protesta estrema porta a 140 il numero totale di tibetani che si sono auto-immolati in Tibet e nelle province cinesi confinanti dal 2009, anno in cui è iniziata l’ondata di suicidi con il fuoco.
Una fonte tibetana racconta a Radio Free Asia che l’uomo “si è dato fuoco nei pressi di un ponte vicino agli edifici governativi di Khangsar” nella contea di Kardze. Mentre bruciava, racconta ancora la fonte, “il personale di sicurezza stanziato nell’area si è precipitato nell’area e ha spento il fuoco. Lo hanno portato via ma non è chiaro se sia morto o ancora vivo”.
Secondo i residenti locali, Gyatso avrebbe iniziato a covare rancore nei confronti di Pechino per i raid compiuti dalla polizia in vista dell’80mo compleanno del Dalai Lama, leader tibetano in esilio in India dal 1959. In occasione della ricorrenza, che si celebrerà il prossimo 6 luglio 2015, il mondo della diaspora tibetana e la popolazione locale intendono portare avanti una “catena di preghiera” per il benessere del capo spirituale del buddismo tibetano.
Il governo centrale cinese teme nuove proteste di massa, e ha già iniziato controlli e carcerazioni preventive nelle province con forte presenza tibetana. Secondo la fonte di Radio Free Asia “le forze di sicurezza sono arrivate, hanno iniziato a perquisire le persone e le abitazioni e a portare via alcuni tibetani per interrogarli. Altri sono stati arrestati perché non avevano un’espressione che piaceva alla polizia”. Questo modo di fare, conclude, “ha spinto Gyatso verso l’auto-immolazione”.