Terra Santa, riapre la chiesa di Tagbha dopo l'incendio doloso. Rilanciare dialogo e convivenza
Ieri una cerimonia interconfessionale e una messa hanno segnato la riapertura della chiesa della moltiplicazione dei pani e dei pesci, incendiata da estremisti ebraici. Presente anche il presidente e rabbini moderati. Sobhy Makhoul: la debolezza del governo israeliano favorisce gli estremismi. Scuole cattoliche e accordi con la Santa Sede i nodi irrisolti.
Gerusalemme (AsiaNews) - La riapertura della Chiesa della moltiplicazione dei pani e dei pesci a Tabgha, dopo quasi 20 mesi di chiusura in seguito a un incendio doloso, rappresenta una “occasione” per riunire personalità che credono “nel dialogo, nella convivenza”. Interpellato da AsiaNews Sobhy Makhoul, della Chiesa maronita di Gerusalemme e amministratore del Christian Media Center, conferma l’importanza della celebrazione tenuta ieri, che ha segnato il ritorno alla normale attività nel luogo di culto. La riapertura è avvenuta con una cerimonia interconfessionale e una messa, presieduta dall’arcivescovo di Colonia e presidente dell’Associazione tedesca della Terra Santa, il card. Rainer Maria Woelki.
Alla funzione hanno partecipato il presidente israeliano Reuven Rivlin - che già ai tempi dell’attacco aveva visitato il sito ed espresso solidarietà e ai cristiani - e “rabbini di correnti moderate”. Una presenza significativa, aggiunge il leader cristiano, in un momento in cui “in Israele vi sono gruppi estremisti religiosi che negano ai cristiani il diritto di poter professare la loro fede”.
Il luogo di culto della Terra Santa era stato incendiato da estremisti ebraici nel giugno del 2015; in seguito all’attacco erano stati arrestati due giovani, che avrebbero agito in odio verso il cristianesimo. Il rogo aveva causato gravi danni a una libreria e ad alcuni edifici che sono parte del complesso; tuttavia, le fiamme hanno risparmiato i pavimenti in mosaico del quinto secolo.
Il lavoro di restauro è durato circa otto mesi, per un costo complessivo attorno al milione di dollari.
In passato si era aperto un fronte di scontro fra il governo israeliano e la Chiesa di Terra Santa in materia di risarcimenti: in un primo momento le autorità avevano negato che si trattasse di “terrorismo”, azzerando di fatto le possibilità di risarcimento. Poi il cambio di rotta e la decisione di contribuire ai lavori di restauro e ripristino della chiesa.
Ad AsiaNews Sobhy Makhoul racconta che parte dei lavori sono stati finanziati da “un gruppo di rabbini moderati” e questo è un segnale “importante” in un momento in cui prevale “il fondamentalismo religioso, non solo musulmano ma anche nel mondo ebraico”. Questi gruppi estremisti, aggiunge, “stanno aumentando e negano agli altri il diritto di vivere e professare la propria fede”.
Il problema di fondo, prosegue il leader cristiano, è costituito da “un governo morto di spirito, composto da affaristi che non credono più ai valori di un tempo”. Non vi sono, al momento, “personaggi carismatici del passato”, come Shimon Peres o altri, forniti di “un background culturale solido, di idee e strategie per il futuro in un’ottica di pace”.
Sono persone di destra e di estrema destra “prive di spirito, come dicono gli ebrei” e questo “favorisce il diffondersi di elementi e ideologie fondamentaliste”. “Per accontentare tutti - aggiunge - questo governo non fa nulla”.
In questo contesto la politica degli insediamenti “acuisce i problemi” e inasprisce il conflitto con i palestinesi. Il punto è che “non vengono rispettati gli accordi internazionali e in nome della sicurezza Israele pensa di poter agire come meglio crede. Le colonie, i progetti espansionisti sono causa di ulteriore tensione, sono fonte di instabilità e insicurezza e, di fatto, finiscono per colpire anche i cristiani”.
Per il membro del Patriarcato maronita a Gerusalemme restano due grandi problemi irrisolti: la “questione delle scuole cattoliche” e i fondi che il governo di Israele si rifiuta ancora oggi di stanziare; dall’altro, la mancata ratifica degli accordi fra Israele e Santa Sede “che aspettiamo da ormai troppo tempo”.
Ad opera di estremisti ebrei o coloni, nel recente passato sono stati colpiti diversi obiettivi, fra cui la chiesa vicino al Cenacolo, la basilica di Nazareth, altri luoghi di culto cattolici e greco-ortodossi. Nel mirino vi sono anche moschee e luoghi di culto musulmani - secondo la logica del cosiddetto “price tag”. Il “prezzo da pagare” è un motto utilizzato dagli estremisti israeliani, che minacciano cristiani e musulmani per aver “sottratto loro la terra”. Un tempo il fenomeno era diffuso solo nelle aree al confine con la Cisgiordania e a Gerusalemme, ma oggi si è esteso in gran parte del territorio.
Il sito di Tabga era già stato oggetto di un attacco nell’aprile del 2014, alla vigilia del viaggio apostolico di papa Francesco in Terra Santa.