28/01/2025, 10.52
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Tensioni settarie e crisi dello Stato dietro la legge sulle ‘spose bambine’ in Iraq

di Dario Salvi

La “Personal Status Law” approvata senza un voto parlamentare allarma attivisti e società civile. Il timore di una “disintegrazione” della famiglia e un passo indietro nel ruolo (e nei diritti) delle donne. Lo studioso iracheno Saad Salloum: “Baratto” tra le tre principali forze politiche sciite, sunnite e curde e legato agli interessi di ciascuno”. Card. Sako: norma “scioccante” che viola la “libertà”. 

Milano (AsiaNews) - Una legge controversa, approvata in modo anomalo forzando le procedure parlamentari, nel quadro di un pacchetto di norme che riflettono tensioni interne alla politica irachena e possibili ripercussioni nel sociale per il “riemergere di tensioni settarie, confessionali e nazionalistiche”. Saad Salloum, giornalista e professore associato di Scienze politiche all’università di al-Mustanṣiriyya a Baghdad, fra le più prestigiose della capitale, esperto di questioni irachene e mediorientali, rilancia timori e perplessità di una parte consistente dell’opinione pubblica. Secondo molte attiviste ed esponenti di primo piano della società civile, spiega lo studioso ad AsiaNews, “l’emendamento alla Legge sullo Statuto personale alimenta i timori di una disintegrazione della famiglia irachena e finirà per relegare ai margini il ruolo delle donne al suo interno”.

Legge farsa

La Personal Status Law, assieme alla norma sull’amnistia generale e quella sulla restituzione dei beni ai proprietari, in vigore dal 21 gennaio scorso dopo il via libera della Camera dei rappresentanti, sono fonte di profonda controversia nel Paese. Uno scontro che è legato sia alla procedura utilizzata per l’approvazione senza una vera votazione da parte dei deputati, sia per le direttive contenute al loro interno. Una scelta che ha sollevato un’ondata di indignazione fra attivisti e voci critiche, in particolare fra i legislatori che hanno bollato la decisione come una “farsa”. Una entrata in vigore che segue “dispute durate mesi fra deputati con una progressiva escalation - ricorda Saad Salloum - e che ha determinato la cancellazione di molte sessioni a causa di litigi e dibattiti”. “Questi disaccordi - aggiunge - sono sfociati in boicottaggi e accuse reciproche, che riflettono la profonda divisione riguardo a queste leggi e il loro impatto sulla scena politica”.

La legge prevede che le coppie musulmane debbano specificare la setta (sunnita o sciita) al momento della stipula del contratto di matrimonio, consentendo ai tribunali religiosi di intervenire nelle cause al posto dei tribunali civili. Questa modifica ha suscitato una diffusa preoccupazione, perché molti esperti e giuristi ritengono che acuisca le divisioni settarie e indebolisca il tessuto sociale dell’Iraq. Vi sono poi altri elementi che risultano ancor più controversi, perché includono disposizioni che consentirebbero il matrimonio di bambini a partire dai nove anni, giustificati in base alla giurisprudenza Ja'fari seguita da alcuni musulmani sciiti.

Inoltre, gli emendamenti proposti vietano agli uomini musulmani di sposare donne non musulmane e concedono una maggiore autorità alle figure religiose nella gestione delle questioni relative allo status personale. Attivisti ed esperti di diritti umani hanno avvertito che queste disposizioni potrebbero minare soprattutto la rappresentanza e la dignità delle donne consentendo, come hanno denunciato, la “legalizzazione dello stupro coniugale”. A questo si aggiunge il divieto - o le grandi difficoltà - nel lasciare le loro case o il tetto coniugale senza il permesso dei mariti.

Conflitti e pregiudizi

Al riguardo, Saad Salloum - già vincitore, primo musulmano, dello Zêd Foundation Award for Human Solidarity, riconoscimento assegnato a personalità distintesi nel campo della tutela dei diritti e delle libertà - sottolinea il rischio di un “aumento dei conflitti interni alla famiglia”. La norma, aggiunge, potrebbe essere anche foriera di “pregiudizi verso una parte a discapito dell’altra, con un impatto negativo sulla stabilità della società”. “Gli oppositori - prosegue - ritengono che la legge eliminerà il ruolo delle donne nella gestione della famiglia e che le conseguenze di questo emendamento sono imprevedibili”, avverte, tanto da rendere “incerto” il “futuro della famiglia irachena” dopo la sua approvazione. Vi sono poi problemi di incostituzionalità, sottolinea Salloum, perché “tre leggi sono state votate contemporaneamente in modo illegale, in violazione del regolamento della Camera e senza la verifica del quorum legale per lo svolgimento della sessione”. 

Sulla questione è intervenuto anche il patriarca di Baghdad dei caldei, il card. Louis Raphael Sako, con una riflessione inviata ad AsiaNews in cui sottolinea alcuni elementi di criticità. Il porporato ricorda come l’Iraq sia “caratterizzato da diversità etnica, religiosa e settaria”, elementi di cui Parlamento e governo devono “tenere conto” quando sono chiamati a legiferare, operando in conformità alle “leggi internazionali”. La precedente normativa fissava al compimento della maggiore età (18 anni) la soglia minima per il matrimonio e, avverte, “la Chiesa continua ad aderire” a questo principio, così come nella “parità” fra uomini e donne in tema di eredità. È “scioccante”, prosegue, che il nuovo testo finisca per inficiare elementi quali “la libertà personale, i diritti delle donne, il matrimonio di minori, questioni legate al divorzio e all’eredità, fino alla custodia dei figli e i diritti delle minoranze”. Un emendamento, quello approvato, che “smantella il tessuto nazionale”. Fra gli esempi menzionati dal card. Sako vi sono il fenomeno delle “spose bambine” e il “divieto di consumo di bevande alcoliche” come avviene in molti Paesi di chiara ispirazione islamica. “È una palese violazione - sottolinea il porporato - della libertà personale” e finisce per “incoraggiare il mercato nero” oltre a “ripiegare sul consumo di altre sostanze” [stupefacenti]. “Dovremmo raccomandare - conclude - la moderazione nelle bevande come nel cibo. Pertanto ci rivolgiamo a governo e Parlamento perché compiano sforzi per affrontare i veri problemi, in particolare la corruzione [per costruire] uno Stato giusto che si prende cura di tutti i suoi cittadini, che accetta la differenza e consolida la convivenza armoniosa”.

Spose bambine, crisi dello Stato

Fra libertà, diritti e procedure di approvazione, uno dei fattori che preoccupa è il (possibile) ritorno delle cosiddette “spose bambine” per la cancellazione del limite della maggiore età in tema di matrimonio. L’emendamento è stato approvato in cambio del rilascio di detenuti dello Stato islamico (SI, ex Isis) affiliati alle forze sunnite, in un quadro di negoziati politici interno ai gruppi parlamentari, con le donne prime vittime. “Questo strano approccio - spiega Saad Salloum - può essere compreso nel contesto della crisi dello Stato in Iraq e della crisi di una classe politica qualificata solo per servire i propri interessi personali, finanziari e clientelari”. I deputati sunniti e curdi, prosegue, si sono disinteressati delle conseguenze dell’emendamento che può innescare “una crisi sociale e un’autentica regressione dalla logica dello Stato”. Questo perché, avverte, “ritengono che la legge riguardi solo gli sciiti e non influisca sulla loro componente. Non vi è alcun problema - afferma - col matrimonio di ragazze ‘sciite’ minorenni, con la privazione della custodia della madre ‘sciita’, con molte delle questioni sollevate dal codice giurisprudenziale islamico in generale”.

“Ritengo che l’attenzione per la promulgazione di queste leggi - sottolinea lo studioso - sia legata alle prossime elezioni, con i politici curdi, sunniti e sciiti che stanno cercando di approvare leggi che possano essere utilizzate come leva nella competizione elettorale. Ciò serve a mascherare la crisi politica, poiché le élite non hanno ottenuto risultati significativi a beneficio della società nel suo complesso”. Di contro, l’intero sistema rischia di avviarsi a uno “stallo totale, che potrebbe - avverte - portare a una rivoluzione o a proteste popolari come quelle avvenute nel 2019”. Vi è infine l’approvazione della legge sull’amnistia che, secondo Salloum, comporterà “gravi ripercussioni” perché comprende anche assassini, malviventi e non si limita a “innocenti che hanno subito ingiustizie”. Proprio per questo, aggiunge, è avversata “dalle minoranze che hanno affrontato un genocidio” e finirà per danneggiare “soprattutto la giustizia penale”. L’approvazione, conclude, si basa sul “tradizionale sistema del baratto tra le tre principali forze politiche: sciiti, sunniti e curdi e legato agli interessi di ciascun partito”. Per aggirare il pericolo di divieti incrociati, si è pensato “di risolvere questa crisi di fiducia votando le tre leggi in un unico paniere!”. 

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