Tensioni in Medio Oriente: a rischio anche il tè dallo Sri Lanka
La nazione insulare esporta oltre il 50% del proprio tè verso Iran, Iraq e Palestina. Gli attacchi nel Mar Rosso hanno già rallentato le consegne, ma gli industriali non hanno segnalato per il momento importanti aumenti di prezzo. Con il prosieguo della guerra, però, a farne le spese potrebbero essere i piccoli coltivatori.
Colombo (AsiaNews) - Le crescenti tensioni in Medio Oriente rischiano di avere un impatto negativo anche sul tè ceylon coltivato in Sri Lanka, che esporta oltre il 50% della produzione verso il Golfo. Gli attacchi da parte degli Houthi nel Mar Rosso hanno già rallentato i tempi di consegna e fatto salire i prezzi, avvertono gli esperti, e, a lungo andare, a farne le spese potrebbero essere i coltivatori delle piantagioni di tè la cui sussistenza dipende proprio dall’export.
Lo Sri Lanka Tea Board (SLTB) ha affermato di non avere dati aggiornati a disposizione. Tuttavia, Randesh Karunasinghe e Dhanushka Samarasekera, esperti del settore hanno spiegato ad AsiaNews che “già nel 2017 si era verificata una simile situazione: le esportazioni di tè verso l’Iran erano diminuite di circa il 19% scendendo a 27,4 milioni di kg a causa della reintroduzione delle sanzioni da parte degli Stati Uniti. L’embargo ha avuto una ricaduta anche sull’Iraq - hanno continuato -. Il Medio Oriente e la Russia rappresentano circa il 70% del volume annuale delle esportazioni di tè dello Sri Lanka, per cui le crescenti tensioni nella regione potrebbero avere un impatto negativo sulla vendita di tè ceylon.”
"A causa dei costanti conflitti politici e civili”, hanno aggiunto i due esperti, “alcuni Paesi del Medio Oriente sono diventati mercati ad alto rischio. La situazione attuale ha influenzato anche il business di riesportazione negli Emirati Arabi Uniti. Tutte le rotte di spedizione si dirigono verso il Golfo e un’eventuale interruzione si potrebbe tradurre in aumenti nelle tariffe di trasporto. Questo, inoltre, è un periodo cruciale per lo Sri Lanka, perché è quando partono gli acquisti per la stagione invernale”.
Gli alti funzionari dello SLTB hanno aggiunto che “nonostante gli sviluppi in Medio Oriente rischino di avere un importante impatto sull’esportazione di tè, non sono stati ancora segnalati problemi importanti”.
Ganesh Deivanayagam, presidente dell'Associazione degli esportatori di tè, ha sottolineato l'importanza di mantenere aperte le rotte marittime per garantire il regolare movimento delle merci e prezzi regolari. Allo stesso modo, Jayantha Karunaratne, che ha a lungo lavorato nell’industria, ha espresso preoccupazione per la situazione, soprattutto per quanto riguarda le esportazioni verso l’Iran. Quest’anno infatti, lo Sri Lanka aveva siglato con la Repubblica islamica un accordo “tea for oil”, tè in cambio di petrolio, di cui la nazione insulare, in crisi economica, ha molto bisogno.
Anche la Palestina è solitamente uno degli acquirenti principali di tè nero, ma, a causa del blocco dei porti, le esportazioni vengono effettuate via terra attraverso la Giordania. Le compagnie di navigazione al momento non hanno notificato nessun sovrapprezzo, ma è probabile che con il proseguire delle tensioni aumenteranno i costi delle assicurazioni e di conseguenza le tariffe di trasporto, provocando un generale incremento dei prezzi.
I piccoli coltivatori dello Sri Lanka, che contribuiscono alle esportazioni per il 70% sono già in difficoltà: nonostante la disponibilità di fertilizzanti, fatica ad acquistarli perché i prezzi negli ultimi mesi sono aumentati in maniera considerevole.
13/01/2024 09:55
16/01/2024 10:29