Teheran, polizia: la morte di Mahsa Amini ‘sfortunato incidente’. Dilaga la protesta
Non si ferma l’ondata di indignazione per il decesso della giovane arrestata perché non indossava l’hijab. Il padre smentisce le voci di “malattie croniche” preesistenti. Dai social alle piazze domina un sentimento diffuso di collera contro gli abusi delle Forze dell’ordine, che respingono le accuse definendole “codarde”.
Teheran (AsiaNews) - Di fronte all’ondata di indignazione popolare per la morte della giovane Mahsa Amini, che dai social si stanno estendendo alle piazze, la polizia iraniana contrattacca e parla di “sfortunato incidente” nel tentativo - vano - di allentare la tensione. Secondo l’agenzia semi-ufficiale Fars, questa mattina il comandante Hossein Rahimi, responsabile delle forze dell’ordine a Teheran, ha respinto quelle che definisce “codarde accuse” mosse contro “la polizia iraniana”. Egli dice di attendere “l’esito dell’inchiesta” per un evento che non si dovrà ripetere, ma precisa al contempo che “non smetteremo di operare a tutela della sicurezza”.
Il decesso la scorsa settimana della 22enne (nella foto), originaria del Kurdistan iraniano e fermata dalla "polizia della morale" durante una vacanza a Teheran perché non indossava correttamente l’hijab, il velo obbligatorio, ha sollevato una ondata di indignazione e di proteste. Persino il presidente ultraconservatore Ebrahim Raisi si è dovuto piegare all’apertura di un’inchiesta, nel tentativo di contenere il malcontento popolare. Nelle ore immediatamente successive alla morte le autorità hanno parlato di “infarto”, mentre la famiglia denuncia un “brutale pestaggio” che le ha indotto uno stato di coma dal quale non si è più ripresa.
Per tutta la giornata di ieri, intanto, si sono moltiplicate le proteste per la morte e l’hashtag #MahsaAmini è stato fra i più discussi e rilanciati in rete, soprattutto su Twitter in lingua persiana, rilanciando il tema dei diritti delle donne e l’obbligo del velo. In serata si contavano quasi 1,7 milioni di menzioni sul popolare social network di messaggistica.
Di recente le autorità della Repubblica islamica hanno introdotto il riconoscimento facciale per identificare - e punire - quante contravvengono alla controversa norma.
Interpellato da sito riformista Emtedad, il padre della giovane ha attaccato le autorità per aver diffuso la notizia che “mia figlia soffriva di malattie croniche. Personalmente - ha proseguito - nego con forza tali affermazioni perché mia figlia era in forma e non aveva alcun tipo di problema di salute”. Sempre ieri centinaia di manifestanti si sono riuniti all’università di Teheran, urlando slogan come “Donna, vita, libertà!”.
Proteste e dimostrazioni (Foto 2) hanno caratterizzato anche i funerali della giovane, che si sono celebrati il 17 settembre nella città natale di Saqez, represse dalla polizia schierata in assetto anti-sommossa. Cantando “Morte a Khamenei”, i manifestanti hanno lanciato pietre contro l'immagine della guida suprema e le hanno dato fuoco. Per prevenire la diffusione delle proteste, le autorità hanno interrotto i collegamenti a internet a Saqqez, Sanandaj e in altre zone del Paese. Negli scontri si sarebbero registrati decine di feriti, ma non vi sono conferme da parte delle autorità locali.
Secondo la sharia (la legge islamica) in Iran, le donne sono obbligate a coprirsi i capelli con un velo e indossare vestiti lunghi e larghi. Quante contravvengono alla norma sono oggetto di rimproveri in pubblico, multe e persino l’arresto. Negli ultimi mesi gruppi attivisti hanno promosso una campagna contro l’obbligo dell’hijab, invitando le donne a rimuoverlo nonostante la repressione della polizia - religiosa e non - per un presunto “comportamento immorale”.