Teheran, i dati premiano le riforme di Rouhani: l’economia iraniana segna un +8,3%
I dati dell’Ufficio centrale di statistica confermano la crescita del Paese dalla rimozione (parziale) delle sanzioni. Il Pil passa da 16,6 miliardi di dollari a 18,04. Decisivo l’aumento delle esportazioni nei prodotti petroliferi. Indici positivi anche per il settore agricolo, industria e manifattura. Attesa per i dati della Banca centrale.
Teheran (AsiaNews) - Nell’ultimo anno fiscale (marzo 2016-17) l’economia iraniana ha registrato un vero e proprio exploit, facendo registrare un più 8,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È quanto emerge dagli ultimi dati forniti dall’Ufficio centrale di statistica (Sci) della Repubblica islamica, a conferma dell’efficacia delle riforme attuate dal presidente Hassan Rouhani, trionfatore alle elezioni del 19 maggio scorso che gli hanno assicurato un secondo mandato.
Il Prodotto interno lordo (Pil) per i prodotti non petroliferi ha raggiunto quota 17,19 miliardi di dollari. Se si considerano anche i proventi legati al greggio il dato sale a 18,04 miliardi di dollari, con un balzo significativo rispetto ai 16,6 miliardi dell’anno precedente.
Il tema economico ha ricoperto un ruolo di primo piano in campagna elettorale, diventando oggetto di un aspro dibattito fra i candidati con scambi di accuse incrociate. Le ultime rilevazioni attestano l’efficacia dell’operato del leader moderato, artefice dello storico accordo sul programma atomico, che ha determinato un parziale alleggerimento delle sanzioni economiche dell’Occidente.
Analisti ed esperti sottolineano che la crescita economica è legata a doppio filo all’aumento dell’esportazione di greggio e di altri derivati del petrolio, frutto dell’apertura di alcuni mercati, in particolare di Europa e Russia. Escludendo i proventi derivanti dall’oro nero, la crescita economica ha fatto registrare un saldo più che positivo, con un +6,3%.
Secondo i dati forniti dal governo di Teheran, la produzione di petrolio grezzo ha raggiunto i 3,8 milioni di barili al giorno alla fine dell’anno fiscale, con una crescita marcata rispetto ai 3 milioni scarsi del periodo precedente. Il dato era ancora più basso nel periodo in cui erano in atto le sanzioni, quando la produzione è scesa ai 2,5 milioni di barili al giorno e le esportazioni erano limitate a poco meno di un milione, dirette verso i pochi Paesi compratori in Asia.
Oltre al petrolio, il saldo positivo si registra anche nel settore agricolo con un aumento del 5% secondo il dato fornito dagli esperti dello Sci. Espansione fino all’11,3% per il comparto industriale, che comprende anche le miniere, la manifattura, l’energia e il settore edile. Per i servizi la crescita nell’anno fiscale marzo 2016-2017 (che corrisponde al calendario iraniano) è del 7,1%.
Ora l’attesa si sposta sugli esperti della Banca centrale dell’Iran, che prende in esame periodi diversi rispetto a quelli dello Sci e per questo i dati possono (spesso) discordare. In ogni caso anche per la Bci il saldo positivo pare confermato, con gli ultimi dati risalenti al dicembre 2016 che parlano di crescita dell’11,9%. Il dato si ferma però all’1,9% se si escludono i proventi derivanti dal petrolio.
Di contro, sono inferiori le stime di crescita - pur mantenendo sempre un saldo positivo - previste dagli esperti del Fondo monetario internazionale (Fmi); le previsioni per il 2017 parlano di più 3,3%, che toccherà il 4,3% nell’anno seguente. Il fondo ha fissato a + 6,5% la crescita per il 2016.
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