Tamil Nadu, radicali indù picchiano donne e bambini di una comunità pentecostale
Mumbai (AsiaNews) - "Basta con questa crescente distorsione della missione cristiana e con la violenza fisica perpetrata su persone innocenti, donne e bambini inclusi". È la condanna che Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), esprime ad AsiaNews in merito all'ennesima aggressione subita da una comunità pentecostale per mano di fondamentalisti indù.
Il fatto è avvenuto il 3 agosto scorso a Coimbatore, città dello Stato meridionale del Tamil Nadu. Quel giorno il rev. Simon Stanley, della Apostolic Christian Church di Perur, si reca in visita dal signor Bagavathi, un fedele del vicino villaggio di Goundanur. L'uomo ha invitato il pastore perché pregasse per sua figlia di 12 anni, che si era rotta una mano.
All'improvviso un gruppo di 10 nazionalisti indù irrompe nell'abitazione, chiude la porta dall'interno e assalta tutti i presenti. Gli aggressori si scagliano anche su donne e bambini, usando spranghe di ferro e altri oggetti contundenti trovati in casa. Nell'attacco molti rimangono gravemente feriti, al punto da essere portati d'urgenza in ospedale. Il rev. Stainley è ancora ricoverato per i traumi subiti.
La polizia di Perur ha aperto un caso e sta indagando sul fatto. Due persone sono state arrestate per l'aggressione.
"I cristiani pentecostali - spiega ad AsiaNews il presidente del Gcic - sono un obiettivo facile per le frange estremiste indù, con la polizia che volta lo sguardo dinanzi alle richieste d'aiuto di fedeli vulnerabili e ignora addirittura le atrocità compiute su donne e bambini". (NC)