Taiwan, l’incontro fra i leader di Pechino e Taipei divide la popolazione
Taipei (AsiaNews) – Mentre si apre il summit fra i presidenti di Cina e Taiwan, il primo dal 1949, la popolazione dell’ex Formosa sembra divisa su cosa attendersi. AsiaNews ha parlato con alcune persone a campione fra Taichung e Taipei per chiederne le opinioni e le aspettative. Abbiamo diviso l’intervista per fasce di età.
Per quanto riguarda la generazione anziana, generalmente il loro punto di vista dipende dalle loro origini: alcuni infatti si sentono veramente nostalgici di più stretti legami con il continente. “Io sono nato a Xi An, la storica città cinese dello Shaanxi, tutta la mia famiglia proveniva da là, quelle sono le mie origini e la mia gente, anche se ho trovato accoglienza e prosperità a Taichung” – ci racconta il sig. Chen che sta bevendo una tazza di té in un bar vicino alla stazione dei treni di Taichung.
Altri sono più ostili, come suo cugino, seduto allo stesso tavolo: “Questi di Pechino non devono nemmeno provare a mettere in discussione la nostra democrazia, non siamo come loro!” afferma con il dito indice alzato, come se stesse dettando i punti di una lezione.
Per la fascia adulta, ci sono ad esempio gli operatori turistici. Per loro, inutile dirlo, l’apertura al continente è stata una manna dal cielo: “Non possiamo nemmeno paragonare i decenni antecedenti il 2007-8, quando sono stati allargati i canali di transito seppur in maniera controllata, senza i turisti del continente saremmo più poveri”.
Ma cosa ne pensano i più radicali: “Quando è stato annunciato il summit tra Xi e Ma, lo scorso lunedì, subito un drappello di persone si è recato con gli striscioni davanti al palazzo del governo: ‘Inizia la svendita, in maniera ufficiale! E’ già tutto deciso sottobanco, non possiamo fidarci del nostro presidente!’ urla ai microfoni di Formosa Tv il presunto leader del piccolo corteo, un certo signor Wu. Ma il corteo rimane appunto molto piccolo e limitato, nel giro di tre ore non c’è più nessuno a protestare”.
Tra coloro che osservavano, il sig. Tsai: “Il presidente Ma sta facendo anche un favore a Tsai Ying-wen (la candidata ufficiale del DPP alle elezioni presidenziali di gennaio). Se diventa presidente, per lei sarà facile poi dire ‘devo continuare le negoziazioni’ piuttusto che iniziarle di propria iniziativa. Il presidente Ma Ying-jeou le sta togliendo le castagne dal fuoco. Lei d’altronde sta giocando bene le sue carte, a maggio è già stata negli Stati Uniti a cercare di convincerli che non creerà problemi di destabilizzazione regionale una volta al potere, e ora Ma le sta dando una grossa mano per il futuro di Taiwan. Lei ha assicurato che vuole una crescita nelle relazioni con il continente. Comunque la mia è un’opinione di parte, confesso di essere simpatizzante del KMT” conclude il signor Tsai.
La signorina Zhuang, invece, giornalista e attivista politica di 35 anni di età, è tutta pro-indipendenza e vede il summit come il fumo negli occhi: “Non riesco a capire perché ci pieghiamo a tali umiliazioni. E la comunità internazionale ci lascia soli o addirittura ci costringe a subirle”. Il suo blog attira molti fans, soprattutto studenti universitari.
Ma che cosa ne pensano i più giovani? Siamo andati in due scuole di Taipei, studenti tra i 15 e i 18 anni. C’è un’opinione prima delle lezioni e dopo le lezioni. Alcuni insegnanti infatti presentano in classe la storia dei negoziati e gli studenti ne sono grati. “Le relazioni economiche e culturali sono già molto forti e stabili - ci dice una studentessa diciottenne che il prossimo anno vorrebbe iscriversi alla facoltà di scienze diplomatiche - bisogna continuare anche a chiarire e sdrammatizzare le relazioni politiche, i vantaggi per le due parti di sicuro supereranno gli eventuali svantaggi ”.
Un insegnante di lingua e cultura cinese, il prof. Wu, afferma che “rispetto all’incontro di sabato più che opposizione o approvazione c’è molta curiosità! E’ la prima volta dal 1949, è un fatto storico, non c’è mai stato fino ad ora nulla a questo livello, si vuole capire quali saranno le conseguenze e le reazioni da entrambe le parti, intendo nel continente e a Taiwan. Per me questo è il punto più importante, e credo che in fondo sia condiviso da tutti, anche da coloro che lo vedono come un ‘calice amaro da bere comunque’ o dal raggiungimento del culmine vittorioso dopo un lungo cammino di riparazione delle relazioni. Da quanto ho riscontrato come reazione nelle varie classi dei miei studenti in questi giorni, c’è molta curiosità rispetto ai risultati del summit. Questa è una semplice costatazione e per me è comunque una cosa positiva”.
Una insegnante di storia, la signorina Jiang, sottolinea come “diplomazia e contatti tra Paesi ed entità politiche sono sempre positivi se hanno finalità costruttive. Molti vedono l’incontro di sabato come una ‘svendita’ di Taiwan. Tra i miei studenti ce ne sono due che hanno partecipato all’occupazione del parlamento lo scorso anno (il ‘Movimento dei girasoli’, 太陽花學運). Sono molto ostili nei confronti del nostro presidente, e con molte valide ragioni che anch’io condivido. Ma addirittura loro ammettono la necessità di tali colloqui ad alto livello. Ci sono dubbi, ma quali alternative ci sono? Fare finta che non ci siano problemi o che non esistano canali diplomatici? Parlarsi è sempre molto importante, soprattutto ai massimi livelli. Questo è ciò che insegno anche ai miei studenti”.