Taiwan, il nuovo governo alla prova del “dilemma energetico”
La popolazione teme possibili disastri nucleari come quello di Fukushima e chiede la denuclearizzazione totale dell’isola. D’altra parte, il taglio alle emissioni di CO2 non lascia molto spazio per le vecchie fonti di elettricità. Rimangono le rinnovabili, che però al momento non sono in grado di sopperire alle necessità.
Taipei (AsiaNews) – Oltre ai vari problemi politici ed economici, il nuovo governo di Taiwan – in carica da oltre un mese – ha davanti a sé un dilemma che non riguarda soltanto la nuova presidente Tsai Ying-wen (蔡英文) e il nuovo primo ministro taiwanese Lin Chuan (林全) ma anche l’intera popolazione: il dilemma energetico.
Oggi senza elettricità si blocca tutto. Per quanto riguarda le infrastrutture, il settore energetico rappresenta la base su cui costruire il funzionamento di un intero Paese. Taiwan importa la maggior parte del proprio fabbisogno energetico (più dell’85%), e allo stesso tempo deve produrre una quantità notevole di elettricità data la forte vocazione industriale dell’isola. Produzione e trasporto richiedono energia ed elettricità affidabili, senza possibilità di intermittenze.
Con l’inizio del mandato da parte del nuovo governo si fanno pressanti le domande sul futuro energetico e sulle scelte compiute di recente, soprattutto data la presenza del forte movimento anti-nucleare che ha preso ancora più forza in seguito al disastro di Fukushima nel 2011. Taiwan si avvia in maniera risoluta verso la denuclearizzazione assoluta, ma un buon numero di esperti (e non) si chiedono se questo sia davvero possibile senza compromettere allo stesso tempo i tagli previsti alle emissioni di CO2.
Il nuovo primo ministro Lin Chuan ha dovuto rispondere ad alcuni interrogativi precisi. Il 13 giugno durante una conferenza stampa era stata resa nota la preoccupazione da parte di molti cittadini, che si domandano se Taiwan soffrirà blackout energetici durante l’estate, ovvero quando la richiesta di energia per i condizionatori raggiunge picchi molto elevati.
In seguito alle dichiarazioni che riguardano l’uscita di Taiwan dall’uso dell’energia nucleare nel 2025 (2025年非核家園), si vuole essere certi se basteranno le energie alternative e le centrali termiche per venire incontro al fabbisogno ora sopperito dal nucleare. Oltre la solita frase un po’ troppo pubblicitaria: “Anche senza la quarta centrale, Taiwan non soffrirà blackout energetici” (核四不商轉、2025非核家園台灣也不缺電) il pubblico e l’intera industria taiwanese vogliono argomenti e dati più specifici.
Lin è stato molto realista nella sua risposta: nonostante le ripetute iniziative del governo circa il concetto di energia pulita e la creazione di un’industria innovativa per dare vita ad una “Silicon Valley asiatica” sull’isola, ci vorranno anni per rendere tutto ciò realtà, in quanto le rinnovabili non sono ancora un mercato redditizio e soprattutto non offrono energia in qualsiasi ora del giorno e della notte. Come far fronte a questo problema e alla conseguente carenza energetica provocata?
Per Taiwan le ipotesi immediate vanno dall’incrementare la produzione di energia elettrica nel reattore nucleare numero due della prima centrale, ancora attivo. Il reattore numero uno è già stato spento, e Lin Quan ha rassicurato che non verrà riacceso. Lo stesso discorso vale per il reattore numero due della seconda centrale. “Riaccenderli significherebbe vanificare gli sforzi fatti per iniziare il cammino verso un’isola denuclearizzata” ha concluso.
Durante la seguente conferenza stampa sul problema energetico, tenutasi il 16 giugno, il ministro dell’economia Lee Chih-kung (李世光) ha affermato che “non esiste contraddizione” tra la chiusura delle centrali nucleari entro il 2025 e l’investimento da parte dell’azienda statale Taiwan Power Company (台灣電力公司) di 13 milioni di dollari americani prima del 2030 in solare, eolico e geotermico.
Questo permetterà la produzione di 3 milioni e mezzo di megawatt e garantirà la sicurezza energetica sull’isola, migliorando allo stesso tempo l’efficienza nel consumo e nella produzione. “Il momento più delicato saranno i prossimi due o tre anni, quando poco a poco continueremo a spegnere i reattori” ha affermato Lee.
Ovviamente la popolazione taiwanese è spaventata dal fatto di avere centrali nucleari sull’isola, prona a violenti terremoti e possibili catastrofi derivanti da maremoti nel Pacifico. Tutto un altro discorso si fa in Cina e India, dove il nucleare diverrà insostituibile per l’enorme richiesta di energia elettrica presente e futura.
Il prof. Wang (王教授), docente di ingegneria della produzione energetica da poco in pensione, chiarisce: “Ora nel mondo, a livello globale, il nucleare sta riprendendo quota come energia pulita per venire incontro al raggiungimento degli obiettivi legati alle emissioni CO2. Senza l’apporto delle centrali atomiche, con un semplice calcolo aritmetico si vede l’impossibilità di sopperire al fabbisogno (sempre crescente) con il solare, il geotermico, l’idrico e l’eolico e l’eliminazione allo stesso tempo del carbone”.
Il libro pubblicato dal compianto David Mac Kay (Sustainable energy, without the hot air; “可持續能源,不再講空話”) e l’impegno internazionale siglato nel COP21, continua il docente, “mostrano numeri e non slogan. Tra gli accademici, sembra che solo Mark Jacobson, docente nella prestigiosa Stanford (famoso per il suo piano di rendere dipendenti gli Stati Uniti dalle energie rinnovabili al 100%) sembrano credere in un miracolo senza il nucleare. Altri invece affermano che la quarta generazione di reattori nucleari sarà il miracolo atteso, sia per sicurezza, sia per la possibilità di bruciare ed eliminare le scorie esistenti, come nel progetto dell’azienda Terra Power sponsorizzata niente meno che da Bill Gates e dal governo cinese”.
Le statistiche per Taiwan sono chiare nel ribadire l’assoluta insufficienza della produzione delle rinnovabili se si considerano gli obiettivi collegati ai tagli delle emissioni di CO2. Il prof. Lin (林先生), ricercatore all’Università Fu Jen, mostra i numeri: “Taiwan ha meno del dieci per cento di energia proveniente dal nucleare e meno dell’uno per cento proveniente dal solare e dall’eolico. Siamo invitati dalla comunità internazionale a ridurre le emissioni di CO2. Lo stesso papa Francesco lo dice nella Laudato si’ numero 165: ‘la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio’. Per come stanno le cose, ora rinunciare al nucleare rede impossibili questi obiettivi".
Cina e India, sottolinea, "se ne rendono conto e costruiscono nuove centrali. Per noi sull’isola purtroppo c’è la variabile di sismi e possibili maremoti, dopo il disastro in Giappone la popolazione è spaventata. Ma con le nuove centrali di quarta generazione, chissà, forse alcune idee cambieranno. Puntare sulla ricerca delle rinnovabili e dell’energia pulita è comunque l’unica soluzione”.
A livello statistico, è da sottolineare che Taiwan fa un uso di energia pro capite maggiore della media degli abitanti dell’Europa occidentale.
04/10/2023 13:18
19/12/2022 10:40