Sweida, i drusi manifestano contro la crisi economica e il ‘regime’ di Assad
Per il quarto giorno consecutivo la cittadina a maggioranza drusa nel sud-ovest del Paese ha registrato dimostrazioni, le prime contro il governo, dall'inizio della guerra. Un abitante: “Il nostro è un grido di disperazione”. I media filo-governativi oscurano le proteste. I supporter di Damasco attaccano le sanzioni americane.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Centinaia di siriani della cittadina a maggioranza drusa di Sweida sono scesi in piazza ieri, per il quarto giorno consecutivo, per manifestare contro il peggioramento delle condizioni economiche, acuite dalla pandemia di nuovo coronavirus. Riecheggiando le proteste della primavera araba del 2011, sfociate poi in una guerra sanguinosa che ha causato centinaia di migliaia di vittime e milioni di rifugiati, per la prima volta dall'inizio della guerra in Siria, i dimostranti hanno intonato slogan e canti fra i quali la cacciata del presidente Bashar al-Assad. Pur essendo sotto l'egida dell'esercito siriano, gli abitanti si sono riuniti attorno alla piazza principale della cittadina sud-occidentale, invocando la caduta del “regime”.
Interpellato da L’Orient-Le Jour (LOJ), il 35enne Rawad afferma: “Non manifestiamo solo contro la fame, ma per cambiare questo regime corrotto nella sua interezza. Non ne possiamo più, il nostro è un grido di disperazione”. Egli è senza lavoro da diversi mesi, a causa della crisi e delle restrizioni imposte per contenere la pandemia di nuovo coronavirus. “Gli incendi recenti nei campi agricoli - aggiunge Souheil el-Ghazi, attivista vicino all’opposizione - nella provincia di Sweida hanno scatenato la collera degli abitanti” esasperati per la “lentezza nella reazione del governo e la sua incapacità nel proteggere la zona”.
Il Paese sta vivendo una gravissima crisi economica, mentre la moneta locale perde sempre più valore. Oggi un dollaro viene scambiato a 3mila lire e la caduta libera non sembra interrompersi. All’inizio del conflitto, nove anni fa, alla moneta statunitense corrispondevano 47 lire locali.
I manifestanti chiedono la fine di una corruzione dilagante e la cacciata delle truppe iraniane e russe, che sostengono Damasco nella lotta contro i gruppi ribelli e jihadisti. Noura al Basha, attivista della zona, parla di “ira popolare” dovuta al “peggioramento delle condizioni economiche, sociali, di sicurezza e politiche”.
Ieri, per la prima volta dall’inizio delle proteste (oscurate dai giornali e dalle agenzie ufficiali), decine di sostenitori filo-governativi hanno promosso una contro-manifestazione pro-Damasco davanti agli uffici provinciali. Al contempo, i supporter di Assad hanno attaccato l’inasprimento delle sanzioni americane (meglio note come la legge di Cesare), che entreranno in vigore entro la fine del mese.
La città di Sweida era stata sinora risparmiata sia dalle proteste di inizio guerra che dalla deriva più sanguinaria di questi anni di conflitto, restando sotto il controllo governativo. La maggioranza della popolazione drusa ha sempre rifiutato un coinvolgimento nella guerra.