Sri Lanka, il governo vuole vendere l'acqua alle multinazionali occidentali
Colombo (AsiaNews) - Il governo dello Sri Lanka ha chiesto un prestito di 110 milioni di dollari alla Banca mondiale (Bm) per finanziare un progetto attraverso cui vendere le risorse idriche dell'isola a multinazionali occidentali. La denuncia è del Centre for Enviromental and Nature Studies (Cens), che ieri ha affermato di essere a conoscenza di un documento segreto - identificato come n.14-0194-504-206 - risalente al 10 febbraio scorso, nel quale è contenuto il sì del consiglio dei ministri al progetto.
Ravindra Kariyawasam, coordinatore nazionale del Cens, spiega che "il progetto si chiama Climate Change and Water Resources, e risponde al ministero dell'Irrigazione e della Gestione delle risorse idriche". Secondo l'ambientalista, il ministero delle Finanze e della pianificazione avrebbe assegnato alla Divisione sicurezza degli argini e gestione delle risorse idriche la responsabilità di attuare il piano con una lettera n. W/D/M/01/L, indirizzata al ministero dell'Irrigazione e della Gestione delle risorse idriche.
La Bm ha concesso il prestito con un recupero di 25 anni a interessi dell'1,25% l'anno. Secondo Kariyawasam l'istituto internazionale avrebbe dichiarato che "il rilascio dell'acqua per le attività agricole in Sri Lanka è una perdita" e per questo il governo dovrebbe imporre una tassa. Il coordinatore del Cesm aggiunge che "l'obiettivo della Banca mondiale è privatizzare le risorse idriche del Paese, e il governo la sta aiutando attraverso questi controversi progetti".
Lo Sri Lanka non è annoverabile tra i Paesi con scarse risorse d'acqua dolce, grazie alla presenza di sei falde acquifere sparse in tutta l'isola. Tuttavia tali risorse subiscono forti variazioni stagionali, poiché il Paese riceve pioggia prevalentemente durante i due monsoni: quello che va da fine maggio a fine settembre e colpisce il sudovest, e quello che va da novembre a febbraio e colpisce il nordest.
Questo fa sì che vaste aree siano tendano alla siccità. La maggior parte dell'acqua dolce è usata per l'irrigazione e le centrali idroelettriche. A livello nazionale, le tubature forniscono acqua potabile a quasi il 90% della popolazione urbana; nelle aree rurali invece l'acqua è disponibile attraverso pozzi protetti per circa il 60% della popolazione.
10/10/2022 10:57