Sr. Nirmalini: donne nella Chiesa, cambiamo stile nell'autorità
Superiora della congregazione del Carmelo apostolico partecipa al Sinodo portando la voce delle 130mila religiose indiane. "Stiamo cercando una leadership che superi l'enfasi sulla questione dei ruoli, per riscoprire che si tratta di servizi da svolgere con umiltà". "Di fronte alle molestie la sofferenza silenziona non ha più senso".
Città del Vaticano (AsiaNews) – “Dobbiamo ridurre l’enfasi sull’idea di autorità. Si tratta fondamentalmente di un servizio da svolgere con umiltà”. Mentre la prima sessione dell’Assemblea sinodale a Roma si avvia alla conclusione di domenica, su uno dei suoi temi più dibattuti – il ruolo delle donne nella Chiesa – ha portato la sua opinione anche sr. Maria Nirmalini, religiosa indiana, superiora generale della Congregazione del Carmelo Apostolico, che è presidente della Conferenza delle religiose dell’India e partecipa al Sinodo tra i membri designati dall’Unione dei superiori generali.
“Non è un viaggio che finirà qui, il Sinodo è un processo che continuerà - continua sr. Nirmalini -. Stiamo cercando una leadership che sia inclusiva di tutte le donne, delle giovani laiche così come delle donne consacrate: è questa è la leadership a cui stiamo guardando”.
In India la superiora del Carmelo apostolico guida le oltre 130mila religiose locali, in un contesto in cui la riflessione sul ruolo delle donne e il riconoscimento della loro pari dignità si trova a fare i conti con un sistema patriarcale ancora molto radicato nella società e anche nella Chiesa stessa. “Ho assunto questo incarico - ha raccontato - quando la Chiesa indiana stava attraversando diverse sfide dall'interno e dall'esterno, come lo sfruttamento sessuale, la disuguaglianza di genere, un sistema salariale ingiusto, il clericalismo. Non pretendo che la situazione sia cambiata ora. Ma abbiamo avviato piani e sistemi precisi per affrontare queste sfide in modo appropriato”. Di fronte al tema delle molestie afferma senza esitazioni che “la sofferenza silenziosa non ha più senso. Dobbiamo sviluppare piattaforme per la condivisione reciproca e il benessere psicologico".
Sulla fase che si aprirà alla fine di questa prima sessione del Sinodo ha raccontato che - tornando in India - continuerà ad adoperarsi perché il processo sinodale coinvolga “tutti i membri delle comunità”. Ha sottolineato l'importanza di ogni momento di condivisione e di preghiera per la pace, i migranti e i rifugiati, vissuti in questi giorni a Roma. “A prescindere dalle nostre origini – ha concluso - siamo tutti membri della famiglia di Dio”.
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