Sospetti su Israele, e il Mossad, dietro l’assassinio di un ingegnere tunisino legato ad Hamas
Un inviato della tv israeliana ha raccontato le fasi della morte di Muhammad Al Zuari. L’ingegnere tunisino ha vissuto a lungo in Siria ed era legato al movimento estremista palestinese. Secondo l’intelligence stava perfezionando il sistema di droni di Hamas e Hezbollah, con capacità di trasportare esplosivi. Altri parlano di sottomarini pilotati a distanza.
Tunisi (AsiaNews) - Un inviato del canale 10 della Tv israeliana, Moav Vardi, famoso per aver trasmesso in diretta la “primavera araba” egiziana dal Cairo nel 2011, è apparso ieri in diretta da Tunisi, capitale della Tunisia, Paese che non intrattiene rapporti diplomatici con Israele. Nella corrispondenza, il celebre inviato ha trasmesso un servizio sul luogo dell’assassinio dell’ingegnere tunisino Muhammad Al Zuari, sospettato dalla stampa israeliana di essere la mente dietro la realizzazione e la fornitura di droni al gruppo integralista palestinese Hamas.
Il giornalista ha iniziato il suo servizio impugnando il microfono con il logo della tv israeliana dalla piazza centrale, dicendo: “Vi saluto da Tunisi, dal luogo in cui Israele ha assassinato Khalil Al Wazir, Abu Jihad, nel 1988”. Moav ha affermato di essersi recato nella casa dell’ingegnere assassinato e di aver parlato con i suoi familiari “senza rivelare di essere israeliano e senza telecamera”, subito dopo il rientro dai funerali.
Si ignora come abbia potuto fare ingresso in territorio tunisino attraverso l’aeroporto Internazionale di Tunisi Cartage, noleggiando in seguito una macchina per dirigersi “fino a Sfax, a 270 km da Tunisi”, come egli ha poi raccontato ai telespettatori. Nel servizio trasmesso in diretta dal Canale 10 della TV israeliana, Moav circola tranquillamente e mostra i segni dei proiettili sul cancello del parcheggio, che hanno causato la morte dell’ingegnere tunisino.
Le riprese a Sfax di gente comune davanti al distributore di benzina sono realizzate con una telecamera nascosta. Dalle immagini si intravedono più piedi che teste; tuttavia, il giornalista è comunque riuscito a riprendere le forze dell’ordine davanti alla macchina, una Polo nera, nella quale è stato ucciso l’ingegner Zuari, con una ripresa che non sembra effettuata con la telecamera nascosta.
Egli ha perfino intervistato in francese, ricevendo le risposte in arabo, testimoni oculari e, in particolare, un anziano il quale ha detto: “Ho visto il vetro rotto e lui [l’ingegnere] a testa in giù [sul volante] morto. Tutto qui… Tutto è successo molto velocemente, l’operazione è stata compiuta in fretta e terminata prima che la gente potesse raggrupparsi e venire sul posto”. Alla domanda se i testimoni abbiano visto o sentito qualcuno, l’anziano ha risposto tre volte “non abbiamo sentito nulla”. Un altro intervistato ha aggiunto “si dice che sia opera di stranieri, Dio solo lo sa. Lui era appena uscito di casa ed è stato bersagliato di colpi. Era l’unico obiettivo”. Moav ha poi mostrato due foto dell’ingegnere intento a maneggiare dei droni artigianali e come egli abbia aiutato Hamas a produrre i droni in loro possesso.
Moav ha perfino intervistato la moglie velata dell’ingegnere assassinato, che ha raccontato di aver pensato “fosse l’esplosione di una bombola a gas, poi sono uscita e ho visto che era mio marito”. Un altro familiare dell’ingegnere assassinato ha detto: “Basta osservare come sono stati esplosi i colpi nel parcheggio, per rendersi conto che si tratta dell’opera di professionisti”.
Nel servizio della Tv israeliana si vedono anche immagini filmate dell’arrivo a Tunisi di Muhammad Al Zuari. “È giunto a Tunisi dall’estero quattro giorni prima” ha affermato Moav, confermando quanto fosse “seguito e sorvegliato”. Il reporter israeliano ha poi aggiunto che “era solito effettuare molti viaggi fra la Siria, la Turchia, il Libano e la Tunisia” e stava lavorando sul progetto di sottomarini tele-pilotati. Secondo il Canale 10 della Tv israeliana “anche i servizi segreti tunisini stavano seguendo Mohamad Zuari, che faceva parte di Hamas”.
La parola “anche” usata dalla stampa israeliana non basta certo ad allontanare i sospetti da Israele, né a far sminuire l’enorme interesse della stampa israeliana che ha voluto inviare - a dispetto dei rischi - un giornalista sul posto per servizi e commenti di prima mano. Nel frattempo la presidenza del Consiglio tunisino ha fatto sapere di dubitare dell’esistenza di impronte straniere in quest’assassinio, rendendo noto che seguirà da vicino il corso dell’inchiesta.
Il partito Repubblicano tunisino ha invitato tutti i cittadini a manifestare domani, in segno di lutto nazionale, innalzando “bandiere tunisine e palestinesi per condannare l’assassinio ed esprimere solidarietà al governo tunisino e alla lotta palestinese contro l’occupazione sionista”. Hamas ha riconosciuto il ruolo dell’ingegnere Zuari nella creazione dei droni Abalil in dotazione di Kataeb Al Qassam; attraverso il suo portavoce Mushir Al Masri ha quindi accusato il Mossad israeliano dell’uccisione dell’ingegnere Zuari, un esponente di spicco del movimento promettendo al contempo una rappresaglia e che il “sangue del martire Zuari non sarà versato invano”.
Se l’operazione fosse davvero firmata dal Mossad, sarebbe la prima missione del nuovo capo dei servizi Israeliani Yossi Cohen e starebbe a indicare la sua volontà di ridare al Mossad la capacità di compiere azioni di attacco preventive all’estero. Il commento al Canale 10 della Tv israeliana di Ronen Bergman, portavoce israeliano degli Affari della Sicurezza - interpellato in merito alle accuse contro il Mossad rivolte dalla stampa tunisina - è molto suggestivo: “Non sempre tutto quello che dicono i giornalisti e i giornali tunisini è menzogna o è errato, inventato”.
Mohamad Zuari, l’ingegnere assassinato il 15 dicembre scorso, era un ex pilota delle linee aeree tunisine, un ingegnere dell’aeronautica che ha lavorato ai programmi sui droni. Egli aveva lasciato la Tunisia nel 1991 e viveva in Siria, dove si era sposato con una siriana ed era entrato a far parte di Hamas dieci anni fa. Egli ha lasciato la Siria all’inizio della guerra, quando è tornato a vivere nella casa dei suoi genitori, insieme alla moglie a Sfax. Secondo Roni Daniel, esperto militare israeliano, “Zuari stava perfezionando il sistema di droni di Hamas e Hezbollah, con capacità di trasportare esplosivi”. Secondo le ultime informazioni, egli aveva già superato questa fase e stava lavorando su un progetto di sottomarini pilotati a distanza.