Sono liberi gli ostaggi turchi rapiti dall'esercito islamico a Mosul
Ankara (AsiaNews) - Decine di ostaggi turchi, caduti nelle mani dell'Esercito islamico (EI) a Mosul lo scorso giugno, sono stati liberati. La notizia è stata data oggi dal premier Ahmet Davutoglu. Fra i 46 ostaggi vi sono diplomatici, le loro famiglie e le guardie del consolato. In origine i rapiti erano 49: tre di loro sono irakeni e finora non si conosce il loro destino.
Davutoglu non ha spiegato come è avvenuto il rilascio. Lo scorso giugno, sono stati rapiti anche 30 autisti di camion turchi, liberati dopo un mese. Anche per questi il governo turco non ha svelato i particolari della loro liberazione.
Secondo alcuni media, la Turchia avrebbe permesso all'EI di prendere il controllo del santuario che racchiude la tomba di Suleyman Shah, nella provincia di Aleppo, a 25 km dalla frontiera turco-siriana.
La Turchia è sospettata di aver aiutato l'EI (ex Isis) nella sua lotta contro il governo di Damasco, permettendo alla frontiera turca l'uso di campi profughi come centri di addestramento di milizie islamiche.
In queste settimane gli Stati Uniti e altri Paesi hanno costituito una coalizione per combattere l'espansionismo dell'EI in Siria e in Iraq. La Turchia ha accettato di parteciparvi ma solo per aiuti umanitari. Usa e Francia, invece, hanno compiuto raid aerei e bombardamenti contro postazioni delle milizie del califfato islamico.
Ieri la Turchia ha aperto un varco al confine sud-est con la Siria per permettere l'entrata di migliaia di curdi siriani fuggiti all'avanzata dell'EI (v. foto). In un primo tempo i soldati turchi li avevano fermati, suscitando irose proteste dei turchi curdi nel villaggio di Dikemetas.
Dall'inizio della guerra in Siria, nel 2011, la Turchia ha accettato 847mila rifugiati siriani.
Ieri il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha adottato una dichiarazione a sostegno del nuovo governo irakeno nella sua lotta contro l'EI. L'incontro è stato presieduto da John Kerry, segretario di Stato Usa.
La dichiarazione chiede alla comunità internazionale di sostenere gli sforzi del governo irakeno nel "mantenere la sicurezza e combattere il terrorismo, creando un futuro sicuro, stabile e prosperoso per il popolo dell'Iraq".
All'incontro erano presenti oltre 35 rappresentanti di diversi Paesi che sostengono la coalizione guidata dagli Stati Uniti. A tale coalizione non sono stati invitati l'Iran e la Siria. Ma, ieri al Consiglio di sicurezza, era presente il rappresentante iraniano.
Kerry si è lasciato sfuggire che nella lotta contro l'EI, "vi è un ruolo da giocare per ogni nazione del mondo, compreso l'Iran".