01/04/2016, 13.59
CAMBOGIA
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Sochie, l’angelo di Pasqua per i poveri e i malati di Ta Khmau

di p. Mario Ghezzi

Una madre 40enne con tre figli, che ogni giorno gira in motoretta per i sobborghi più poveri a sud di Phnom Penh, portando sorrisi e speranza ai dimenticati dalla società. La lettera di Pasqua di p. Mario Ghezzi, missionario del Pime da 16 anni in Cambogia.

Phnom Penh (AsiaNews) – Qualche mese fa pregavo così: Signore, qui a Ta Khmau mi ci vorrebbe un angelo, ma un angelo vero, che potesse aiutarmi a sollevare tutte quelle disperazioni che incontro nei meandri nascosti di questa cittadina quieta e solare. Troppe sono le situazioni di sofferenza che incontro, malati, poveri, bambini abbandonati dai genitori, bambini col naso sporco perché nessuno glielo pulisce o perché nessuno gli insegna farlo. Malati che languono in “case” così calde che ci si potrebbe cuocere del pane. Languono perché non hanno i soldi nemmeno per pagare il trasporto per andare dal medico. Preso da tutte queste situazioni, consapevole dell’impossibilità di raggiungerle una per una, di poter dare una risposta, a volte impossibilitato anche a dare solo un attimo di sollievo. Di fronte a questa impotenza è scaturita quelle preghiera: Signore mandami un angelo.

A volte si prega senza sperarci troppo, ma il Signore sa di cosa abbiamo davvero bisogno. E l’angelo è arrivato! Inaspettato ma puntuale come solo gli angeli sanno essere. L’angelo si chiama Sochie, è una mamma di tre figli e ha circa 40 anni, è cattolica ed ha un matrimonio fallito alle spalle ma che ora sta tentando di ricucire. Da tempo lotta contro il male della depressione ma mi dice: “Padre ho imparato a conviverci, controllo i miei sentimenti e emozioni negative e vado avanti grazie alla forza che mi viene dalla preghiera e dalla vicinanza di Gesù risorto”. E così, con la sua motoretta, ogni giorno Sochie parte, gira per la città e le campagne, entra praticamente in tutte le case e buchi possibili, bussa (quando c'è una porta...), scosta una tenda, sale una scala e trova tutti questi abbandonati dalla speranza. Li trova lì, guarda, gli parla e soprattutto sorride e ride con loro. Andare a visitare i malati con Sochie è come portare in giro il cero pasquale: la luce arriva, la gioia della risurrezione entra in quella casa e per un istante, anche se breve, tutto cambia. Sì perché Sochie non è schiava della sua depressione, la vince portando un sorriso ai malati e ai poveri. E la sua moto si trasforma a seconda dei bisogni: taxi, furgone, ambulanza e quant'altro sia possibile chiedere a una motoretta e a una donna debole e forte come lei.

Ieri mi ha portato in giro a conoscere i suoi “assistiti”, le strade, scale, case, porte, meandri, buchi, bassifondi, ospedali che abbiamo visitato non si contano. Una borsa di scarpe di gomma spedite dall’Italia ha fatto la gioia di un sacco di bambini. A un certo punto sparisce dalla mia vista, la sento gridare: “Padre vieni di sopra, corri”. Salgo la scala che vorrebbe collassare sotto il mio peso, scavalco buchi e qualche detrito e dietro l’angolo si apre un anfratto con solo tre pareti, il fronte è completamente aperto, un bellissimo bambino di tre anni gioca solo sul balcone. La “casa” è povera ma ordinata, la mamma è seduta in un angolo, viso emaciato, respiro affaticato, magra, si coglie subito che è cardiopatica (v. foto). Il papà fa il muratore e torna a casa di tanto in tanto ma i soldi non bastano per andare all’ospedale. Forse avrebbe bisogno di un’operazione ma non ci pensa nemmeno perché al di fuori della sua portata anche solo immaginativa. Sochie le chiede: “Vuoi venire dal medico con me, è gratis non temere”. “Si – dice – voglio”. Domani la moto diventerà un’ambulanza e la mamma forse guadagnerà un futuro più facile, almeno lo speriamo.

E tutti gli altri? Che si fa? Non lo so Signore. Bambini che non possono andare a scuola, famiglie che hanno troppo poco da mangiare, case improbabili, malati che non possono comprare nemmeno l’aspirina, io sono solo un parroco di una parrocchia che ancora non c'è, e comunque non si può far fronte a tutti questi bisogni e pensare di risolverli... Ma questa mattina durante la meditazione che facevo in moto mentre andavo a dire messa dalle suore di Madre Teresa, mi ha sorpreso questo pensiero: “Ieri hai portato un sorriso, il mio angelo era con te, la luce del cero pasquale ha acceso una fiammella in ognuno di quei cuori che hai incontrato. Io sono risorto per davvero! Grazie per avermi portato a trovare quei malati e quei poveri!”.

Grazie Gesù di questo pensiero e grazie del tuo Angelo Sochie, ne avevamo bisogno io e i poveri che incontra ogni giorno.

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