Smirne, una chiesa condivisa fra cattolici e ortodossi segno di fraternità
Il patriarca Bartolomeo e il superiore francescano hanno siglato l’accordo per la concessione a titolo gratuito della chiesa di Santa Maria (Smirne) agli ortodossi. Per il vicario di Istanbul mons. Palinuro è un "gesto d’amore” a una comunità “sorella” e un passo ulteriore nel “cammino ecumenico”. La speranza di giungere un giorno anche “alla condivisione dei sacramenti”.
Istanbul (AsiaNews) - La “condivisione di una chiesa” in un “contesto” come quello turco è un “dono prezioso”, perché “non è facile” costruire nuovi luoghi di culto e darne in uso uno già esistente “a una comunità sorella come quella ortodossa è un dono d’amore”. Il vicario apostolico di Istanbul, mons. Massimiliano Palinuro, sottolinea ad AsiaNews il valore dell’accordo raggiunto il giovedì santo al Fanar di Costantinopoli fra il superiore dell’ordine francescano fr. Massimo Fusarelli e il patriarca ecumenico Bartolomeo I. Esso prevede la concessione d’uso della chiesa (cattolica) di Santa Maria a Smirne, del XVII secolo, agli ortodossi per venire incontro alle necessità manifestate dal metropolita della città. Un accordo raggiunto grazie alla comune volontà di papa Francesco, dei frati francescani e della comunità ortodossa: “La chiesa - prosegue il prelato - è stata concessa in uso gratuito, un gesto di grande fraternità che mostra quanto sia avanzato il cammino ecumenico”.
La comunità cattolica è molto legata alla chiesa di Santa Maria, perché era l’antica cattedrale di Smirne che vede oggi rifiorire in termini numerici la presenza cristiana, soprattutto fra gli ortodossi tanto da rendere insufficiente la piccola chiesa di Agia Fotinì per le esigenze del culto. Oggi nella terza città per importanza della Turchia dopo la capitale Ankara e Istanbul, cuore economico e commerciale del Paese, i cattolici sono circa 2mila, i sacerdoti 17 e le chiese 12 su una popolazione complessiva di oltre 4,2 milioni e circa 6mila moschee in tutto il territorio.
“Il passaggio che attendiamo con maggiore speranza - spiega mons. Palinuro - è che si giunga presto alla condivisione dei sacramenti, alla piena comunione eucaristica” che non deve essere solo “un punto di arrivo” ma anche un “elemento di incoraggiamento” del cammino ecumenico. Nei rapporti fra cattolici e ortodossi, per lungo tempo “si è insistito sul fatto che la piena comunione dei sacramenti dovesse essere riservata al termine del percorso” osserva il vicario, risolti “tutti i problemi di tipo dottrinale e giuridico”. Invece, “qui in Turchia siamo convinti che il passaggio necessario e indispensabile per appianare gli scogli disciplinari e dottrinali sia proprio la piena comunione dei sacramenti. Perché - avverte - è nell’eucaristia che si costruisce la comunione, è nella preghiera e nella celebrazione comune dei sacramenti che vengono appianati tutti gli scogli che maldestre interpretazioni teologiche o differenti tradizioni giuridiche hanno potuto creare”. “Stiamo davvero desiderando la piena comunione dei sacramenti, che qui in passato si era già verificata sotto la guida illuminata del patriarca Atenagora” ricorda il vicario di Istanbul, che da tempo - anche prima della nomina - coltiva un rapporto personale di stima con Bartolomeo. “Ci auguriamo che al più presto - aggiunge - i leader delle comunità cristiane sappiano compiere gesti coraggiosi e profetici in questo senso, perché davvero fra la Chiesa cattolica e le Ortodosse orientali non ci sono motivi per mantenere i limiti alla piena comunione nei sacramenti”.
A rafforzare la collaborazione fra Chiese vi è stato anche il recente, devastante terremoto che ha colpito Turchia (e Siria) il 6 febbraio scorso. “È stato tremendo - ricorda mons. Palinuro - vedere distrutte chiese di tutte le denominazioni cristiane, le sinagoghe, le moschee. Come spesso accade, nei momenti peggiori risplende il meglio della natura umana: la solidarietà che si è vista fra le varie comunità, e che continua a concretizzarsi, è stata ed è straordinaria”. Il sisma, prosegue, ha creato danni che “per essere riparati richiederanno decenni, quindi sarà necessario continuare a collaborare e aiutarsi l’un l’altro” mettendo da parte “ogni differenza e discriminazione”.
Infine, il vicario apostolico di Istanbul racconta il rapporto col patriarca Bartolomeo che è cresciuto nel tempo. “Una frequentazione personale che è preziosa - spiega - perché il vero ecumenismo si fa non tanto attraverso convegni e dichiarazioni di tipo teologico” ma col “dialogo fraterno, nella frequentazione, nella condivisione dei momenti di preghiera e fraternità”. Con il primate ortodosso, i suoi collaboratori, i metropoliti vi sono incontri settimanali o quindicinali, conclude, durante i quali “si condividono idee, preoccupazioni, progetti e questo va sicuramente nella direzione di relazioni sempre più improntate alla vera fraternità“.
22/01/2018 12:41
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