Siria, è cristiano uno dei due giapponesi rapiti dallo Stato islamico e minacciati di morte
Tokyo (AsiaNews) - Kenji Goto Jogo, giornalista freelance giapponese nelle mani dello Stato islamico insieme ad Haruna Yukawa, "è un uomo buono e con un grande senso di giustizia. Ha girato le aree in crisi del mondo per raccontare e denunciare le sofferenze degli ultimi". È la descrizione di uno dei due ostaggi nipponici nelle mani dello Stato islamico fatta dal pastore cristiano Hiroshi Tamura, capo della chiesa cristiana cui l'uomo appartiene.
I terroristi hanno chiesto al governo giapponese un riscatto di 200 milioni di dollari da pagare "entro 72 ore", pena l'esecuzione dei prigionieri. Nel video con la richiesta, pubblicato ieri su internet, si vedono i due in ginocchio e con la tuta arancione dei prigionieri, sotto l'occhio e il mitra di un fondamentalista. Incontrando la stampa questa mattina, il premier giapponese Shinzo Abe ha dichiarato che il suo governo "farà di tutto" per liberarli, ma non ha chiarito se intende o meno pagare la somma richiesta.
Haruna Yukawa combatteva nei ranghi di Suqour al-Sham, movimento di opposizione siriano, e sarebbe stato catturato lo scorso agosto 2014; Kenji Goto Jogo, invece, è un reporter della Independent Press, che fornisce ai media giapponesi reportage dalle zone di guerra sparse per il mondo. Secondo gli inquirenti, sarebbe stato rapito nell'ottobre 2014.
Hiroshi Tamura, pastore della chiesa Chofu, racconta che Goto "si è convertito negli anni Novanta ed è stato battezzato. Da allora segue la vita della comunità, che fa parte della Chiesa unita di Cristo [la denominazione cristiana con più di 200mila fedeli ndr]. Ha un enorme senso della giustizia, e si è sempre impegnato per raccontare la vita degli ultimi e dei più vulnerabili, soprattutto bambini".
Parlando da Gerusalemme, dove si trovava per una visita di Stato, Abe ha definito il rapimento "una vergogna" e si è detto "indignato" per le minacce di morte: "L'islam e il terrorismo sono cose completamente diverse. La comunità internazionale non cederà davanti a nessuna forma di terrore, e per farlo dobbiamo essere sicuri di lavorare insieme".