Sinodo: mons. Twal, “normale” la differenza di opinioni, ma “tutti vogliamo il bene della famiglia”
Città del Vaticano (AsiaNews) – E’ “normale” che al Sinodo sulla famiglia, “un segno bellissimo di collegialità” ci siano diversità di opinioni, “veniamo tutti da contesti differenti. Alcune sfide sono comuni, altre riguardano il particolare contesto politico, economico e geografico in cui viviamo. E’ più che normale quindi che su alcuni punti non siamo tutti d’accordo. Ma il punto in comune è che tutti vogliamo il bene della famiglia”. Lo ha detto Sua beatitudine Fouad Twal, patriarca di Gerusalemme dei latini, intervenuto oggi al quotidiano briefing sui lavori del Sinodo, entrati oggi nella terza e ultima settimana.
“In queste due settimane di lavori sinodali – ha proseguito - non c’è stato un aspetto della famiglia, in tutto il mondo, che non sia stato toccato, trattato, cercando il meglio per le nostre famiglie, intendendo la famiglia umana, la famiglia religiosa e la famiglia come Chiesa totale”.
Riguardo, poi, alla questione dei divorziati risposati e del loro accesso all’Eucaristia - anche in relazione all’episodio del bambino che ha spezzato l’Ostia per donarne parte ai propri genitori divorziati e risposati - il patriarca ha sostenuto che le domande su tale questione “sono tante e non si è indifferenti a questa situazione. Ad ogni modo, è un campo delicato e non si può generalizzare: meglio studiare caso per caso, guardando alla misericordia senza dimenticare la dottrina”.
Sulla stessa questione, mons. Mark Benedict Coleridge, arcivescovo metropolita di Brisbane e relatore di uno dei Circoli minori, anch’egli presente all’incontro, ha detto di non ricordare l’intervento e ha sottolineato che l’importante è “non avere visioni troppo ‘manichee’ – tutto o niente – perché la realtà dell’esperienza umana è molto più sfumata e vasta”. E, ha aggiunto, “una storia come questa ci dice che dobbiamo entrare in contatto con la realtà, non dobbiamo ragionare in termini astratti ma concreti. Radicarci nella realtà. Questo è un sinodo pastorale, si deve appoggiare sugli spetti teologici e dottrinali, ma deve essere in contatto reale con l’esperienza delle nostre famiglie. Dobbiamo lavorare con onestà, ma non so se ci saranno cambiamenti per quanto riguarda la situazioni dei divorziati risposati”. Ma, a suo avviso, “un secondo matrimonio solido, con figli educati cristianamente, non è la stessa cosa che una scappatella in hotel”.
Di qui, l’esigenza di un dialogo genuino con le coppie irregolari, affinché la loro storia venga ascoltata. Senza pretendere, poi, di fare previsioni in ambito dottrinale, si può dire che non ci sono le basi per un cambiamento dell'insegnamento della Chiesa. Infatti, ha spiegato mons. Coleridge, non c’è stato un singolo intervento nel quale sia stato esplicitamente detto che i risposati debbano essere riammessi alla Comunione, anche se in alcuni Circoli minori è stato richiesto un gesto di misericordia da parte del Papa, durante il Giubileo.
Per Enrico Solmi, vescovo di Parma, “questo bambino ci ha mostrato una vita vera e autentica, ha scosso l’assemblea e mi ha fatto venire in mente situazioni simili. Tuttavia l’accoglienza nella Chiesa ha tante forme”. Egli poi si è detto d’accordo con quanto affermato dal vescovo di Bribane, che apre ad una possibile “via penitenziale” per ammettere i divorziati risposati alla comunione. “Questo nuovo nucleo familiare si è assodato, ed ecco che il percorso può essere richiesto. Un percorso prima di tutto di discernimento che parta dall’avvertire di avere sbagliato. Un percorso penitenziale di conversione per chiedere perdono e essere accolti in una via di riconciliazione con la comunità e anche con Dio, anche oltre la mediazione della Chiesa".
Sulla questione è nuovamente intervenuto il card. Walter Kasper .”Spero – ha dichiarato in un’intervista al Sir - in un’apertura, in una maggioranza in favore della comunione ai divorziati, con un processo d’integrazione nelle parrocchie e nella vita della Chiesa”.
In un’altra intervista, alla Radio Vaticana, padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, afferma che “misericordia e verità non sono mai in contraddizione perché "la misericordia è la verità del Vangelo. Quindi ogni contrapposizione tra dottrina e pastorale, tra misericordia e verità non ha alcun senso".
Nel corso del briefing, infine, è stato reso noto che dal 2 al 18 ottobre, l’account Twitter della Sala stampa della Santa Sede (@HolySeePress) ha mandato circa 1.600 tweet durante le dirette degli eventi coperti in tre lingue: inglese, spagnolo e italiano. Sono stati tradotti nelle tre lingue i tweet degli interventi di Padri sinodali, esperti, uditori e delegati fraterni intervenuti ai briefing. Lo rende noto oggi un comunicato dalla Sala stampa. L’account ha inoltre rilanciato i contenuti della pagina ufficiale del Sinodo synod15.vatican.va. Fino al 18 ottobre sono stati coperti la veglia di preghiera in piazza San Pietro con il Papa, la Messa iniziale del Sinodo e il successivo Angelus, le relazioni iniziali, il primo intervento del Papa nell’Aula sinodale, l’inizio dei lavori, i briefing delle 13, la Messa di canonizzazione e il successivo Angelus di ieri, 18 ottobre.
Nel periodo analizzato, l’account @HolySeePress ha avuto 1,95 milioni di visualizzazioni, 1.184 followers in più, 6.329 retweet, 3.610 tweet aggiunti ai preferiti, 2.262 clic sui link tweetati collegati al canale synod15.vatican.va. Il 29% del “pubblico” appartiene agli Usa, seguono Italia (21%) e Spagna (7%).