01/04/2015, 00.00
PAKISTAN
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Sindh: torna a scuola il discorso di Jinnah su libertà di religione e uguaglianza dei cittadini

di Shafique Khokhar
Lo ha deciso il governo della provincia. L’iniziativa ha ricevuto il consenso di varie associazioni per i diritti umani. Parlando alla prima Assemblea costituente del Paese, il fondatore disse: “Tutte le minoranze saranno salvaguardate. La loro religione o fede o credo sarà al sicuro. Saranno, sotto tutti i punti di vista, cittadini del Pakistan senza alcuna discriminazione di casta o credo”.

Faisalabad (AsiaNews) – Il governo della provincia del Sindh ha deciso di inserire nei programmi scolastici dei licei lo storico primo discorso di Muhammad Ali Jinnah, fondatore del Pakistan. In esso, il leader auspicava che il neo-nato Paese diventasse una democrazia pluralistica, basata sull’uguaglianza dei cittadini e sullo Stato di diritto. La mossa delle autorità del Sindh è stata accolta con favore dall’Awaz-e-Haq Ittihad (Ahi), una coalizione di 12 organizzazioni per i diritti umani.

Con Gandhi e Jawaharlal Nehru, Ali Jinnah è stato uno dei leader del movimento per l’indipendenza dell’India dal Regno Unito. Ottenuta la sovranità nel 1947, ma incapaci di raggiungere una formula di condivisione dei poteri per un Paese unito, il Congress e la Lega musulmana (di cui Jinnah era capo) decidono di creare due nazioni separate: l’Unione indiana (India) a maggioranza indù, e il Pakistan a maggioranza islamica, di cui Jinnah diventerà primo governatore generale.

L’11 agosto 1947, nel discorso tenuto alla sessione inaugurale della prima Assemblea costituente del Pakistan indipendente, il Quaid-i-Azam (“Grande leader”) Jinnah dice: “Siamo tutti cittadini e uguali cittadini di uno Stato. Adesso credo che dovremmo tenere a mente questo come ideale, e comprenderete che, nel corso del tempo, gli indù cesseranno di essere indù e i musulmani di essere musulmani. Non in senso religioso, perché si tratta della fede personale di ciascun individuo, ma in senso politico di cittadini dello Stato”.

“Voi siete liberi – aggiunge –. Liberi di andare nei vostri templi, nelle vostre moschee o in qualunque altro luogo di culto in questo Stato del Pakistan. Potrete appartenere a qualsiasi religione, casta o credo: questo non ha nulla a che fare con gli affari dello Stato”.

Jinnah sottolinea poi che “le minoranze, qualunque comunità appartengano, saranno salvaguardate. La loro religione o fede o credo sarà al sicuro. Non ci sarà interferenza di alcun tipo con la loro libertà di culto. Riceveranno protezione per quanto riguarda la loro religione, la loro fede, la loro vita e la loro cultura. Saranno, sotto tutti i punti di vista, cittadini del Pakistan senza alcuna discriminazione di casta o credo”.

Parlando ancora delle minoranze il Quaid-i-Azam afferma poi: “Avranno i loro diritti e privilegi e, senza dubbio, accanto a questi anche gli obblighi della cittadinanza. Per questo, anche le minoranze hanno le loro responsabilità e faranno la loro parte negli affari di questo Stato. Fino a che le minoranze sono leali allo Stato e serbano vera fedeltà, e fino a quando avrò potere, esse non dovranno preoccuparsi di nulla”.

In un comunicato ufficiale Peter Jacob e Cecil Chaudhry, presidente e coordinatore di Ahi, hanno dichiarato: “Il governo del Sindh è da encomiare per questa iniziativa. Quando essa diventerà realtà, sarà un grande passo nel ridurre i pregiudizi e le divisioni basate su colore, credo e origine [che esistono] nella società. Raccomandiamo con forza ai governi delle altre province di fare lo stesso”.

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