Sindh, tribunale libera ragazza indù rapita per matrimonio forzato
La polizia è intervenuta dopo un video divenuto virale sul web in cui Reena Meghwar chiedeva di essere rimandata dai genitori. Davanti ai giudici ha raccontato di non essersi mai convertita all'islam e ha dichiarato falsi i documenti utilizzati per registrare le nozze. La Commissione Giustizia e Pace dell'arcidiocesi di Karachi: precedente importante per tanti casi simili.
Sindh (AsiaNews) – Reena Meghwar, una ragazza indù pakistana rapita per un matrimonio forzato da un uomo musulmano, è stata liberata dalla polizia del distretto di Badin, nella provincia meridionale del Sindh. Gli agenti sono intervenuti dopo che un video in cui la ragazza denunciava la sua condizione era divenuto virale sui social network. Nelle immagini la ragazza chiedeva aiuto dicendo: “Rimandatemi dalla mia famiglia, sono stata portata via con la forza”.
Condotta in tribunale Reena ha dichiarato di non essersi mai convertita all'islam, accusando l'uomo – Qasim Kashkheli – di aver preparato documenti falsi per sposarla e di aver subito da lui “attenzioni indesiderate”. Davanti ai giudici ha anche chiesto protezione per suo fratello contro cui i rapitori avevano minacciato ritorsioni se lei avesse parlato. La corte ha dato ordine di aprire un'inchiesta sull'accaduto e ha rimandato la ragazza dai genitori.
Reena Meghwar è stata sequestrata il 13 febbraio a Kario Ghanwar, nel distretto di Badin. In un'udienza del 27 aprile l'avvocato della famiglia, Ram Kolhi, ha già raccontato la paura e le pressioni subite dalla ragazza; in quell'occasione i giudici non sono però intervenuti.
Anche la Commissione cattolica Giustizia e Pace dell'arcidiocesi di Karachi ha più volte sollevato la questione del rapimento delle ragazze a scopo di matrimonio. Per questo il suo coordinatore, Kashif Anthony, ha ringraziato le autorità per aver portato il caso di Reena davanti alla giustizia.