Si rafforza l’alleanza tra Chiesa ortodossa russa ed etiope
Sinergia per difesa comune della morale tradizionale cristiana di fronte “all’invasione dell’ideologia liberale”. Ortodossi etiopi vivono scisma interno riflesso della guerra civile nel Paese. Ora rivendicano il sostegno del “fratello russo” Kirill, poco disponibile al compromesso nelle diatribe con le altre giurisdizioni ortodosse.
Mosca (AsiaNews) – La Chiesa ortodossa russa ha ricevuto al patriarcato di Mosca una delegazione della Chiesa ortodossa non calcedonese dell’Etiopia, firmando un memorandum con 12 punti di collaborazione a livello ecclesiale, che mette in evidenza la difesa comune della morale tradizionale cristiana e “la contrapposizione all’invasione dell’ideologia liberale”, come ha informato il segretario per le relazioni intercristiane, lo ieromonaco Stefan (Igumnov).
Secondo una dichiarazione comune, “nel contesto di quanto accade nel mondo e soprattutto in Etiopia”, appare molto importante il sostegno espresso dal capo della Chiesa russa al patriarca di Addis Abeba, Abuna Mathias, e a tutti i cristiani d’Etiopia, e anche la solidarietà che i russi ricevono da parte della Chiesa etiope “quando a livello internazionale si cerca di discriminarli”. Si fa riferimento ai recenti scoppi di violenza in una delle regioni dell’Etiopia contro i rappresentanti della Chiesa, con occupazioni di chiese e vittime anche tra il clero locale.
Igumnov ha informato che il memorandum indica anche la collaborazione accademica, lo scambio di studenti, il confronto delle esperienze di assistenza caritativa e di lavoro pastorale con la gioventù, l’opera nelle aree della diaspora e diversi altri progetti comuni, compresa la sfera comunicativa. In questo modo “i credenti potranno conoscere meglio l’eredità storica e spirituale di entrambi, programmare pellegrinaggi comuni e altre dimensioni del dialogo tra i cristiani”.
La Chiesa etiope è considerata la terza al mondo per numero di fedeli, dopo la Chiesa cattolica e quella ortodossa russa, contando su 60 milioni di credenti. La maggior parte di essi vive in Etiopia, ma la diaspora si estende in America settentrionale, Europa e in altri Paesi dell’Africa. È una Chiesa molto antica, che risale all’impero di Axum e considera il diacono apostolico Filippo come suo fondatore. Ha assunto il cristianesimo come religione di Stato nel IV secolo, come la Chiesa armena e quella di Roma.
Il patriarcato di Mosca da tempo offre il suo sostegno agli ortodossi etiopi nel conflitto con i settori separatisti della sua Chiesa, e ultimamente tale sostegno si è molto intensificato grazie all’iperattivismo dell’esarca russo per l’Africa, Leonid (Gorbačëv), nominato dopo la rottura delle relazioni con il patriarcato greco di Alessandria d’Egitto.
Lo scisma interno agli etiopi è conseguenza delle rivolte nella regione del Tigrai, soffocate a fatica, e in seguito anche nella regione dell’Oromia, dove i sacerdoti locali hanno formato un Sinodo alternativo a sostegno “della nazione e del popolo oromo”. A differenza dei periferici tigrini, gli oromo occupano la zona centrale del Paese,una parte notevole dell’intera superfice.
Le fazioni in conflitto dell’Etiopia rappresentano diversi ceppi etnici, che si riflettono anche nella vita ecclesiale con l’uso di lingue liturgiche diverse, come rivendicato dai separatisti. Il governo dell’Etiopia non appoggia l’intransigenza della Chiesa patriarcale, che non intende concedere alcuna forma di autonomia regionale; il primo ministro Abiy Ahmed Ali ha proposto di evitare gli ultimatum, e cercare una composizione tra le parti.
L’Etiopia è una federazione piuttosto fragile, e potrebbe disgregarsi a causa delle varie rivolte separatiste, ma la Chiesa si oppone anche con dimostrazioni pubbliche di fedeli, soffocate dalla polizia con maniere piuttosto violente. Ora il patriarca Mathias può rivendicare il sostegno del “fratello russo” Kirill, anch’egli assai poco disponibile al compromesso nelle diatribe con le altre giurisdizioni ortodosse e le minoranze etniche, dall’Ucraina a Costantinopoli.
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