Seoul, ‘speranza ed entusiasmo’ per il summit intercoreano
Moon torna a Seoul dopo aver fatto la storia: è il primo leader sudcoreano a rivolgersi al popolo del Nord: “I coreani siano un solo popolo”. La Corea senza armi nucleari. Prima di ripartire, i due leader coreani hanno visitato il monte Baekdu. La Chiesa celebra la festa dei Martiri coreani. P. Hammond: “Una risposta alle nostre preghiere, ora più aiuti umanitari”.
Seoul (AsiaNews) – Moon Jae-in torna a Seoul, dove speranza ed entusiasmo riempiono i cuori dei sudcoreani. Emozioni ancora più vive per la comunità cristiana sudcoreana, che proprio oggi celebra la festa dei propri martiri. Lo racconta p. Gerard Hammond, superiore Maryknoll, che da anni viaggia in Corea del Nord con la Eugene Belle Foundation, portando aiuti ai malati di tubercolosi farmacoresistente.
Oggi, il presidente sudcoreano Moon Jae-in è ripartito per Seoul, portando con sé un regalo di Kim – dei costosi funghi “songyi” – e lasciando in Corea del Nord un segno destinato a fare storia. Ieri sera, Moon è stato il primo leader sudcoreano a rivolgersi in modo diretto al popolo del Nord. L’occasione è stata la sua presenza ai “Giochi di Massa”, presso lo stadio di Pyongyang – il più grande al mondo, che può ospitare fino a 150mila persone. Moon ha rivolto ai presenti, che lo hanno accolto con una standing ovation, un toccante discorso di sette minuti. Il presidente sudcoreano aveva già mostrato rispetto alla popolazione del Nord al suo arrivo, salutando il gruppo di accoglienza con un inchino di 90 gradi, che essi riservano al loro leader. Ieri, Moon si è detto speranzoso che i coreani tornino ad essere “un solo popolo”, come era prima della guerra, e che la penisola possa liberarsi “in modo permanente” di tutte le armi nucleari.
Un ulteriore evento senza precedenti è avvenuto questa mattina. I due leader coreani, accompagnati dalle rispettive spose, hanno camminato insieme sul monte Baekdu. La montagna, dal valore mitologico per i nordcoreani (si dice che abbia dato i natali a Kim Jong-il), si trova al confine con la Cina ed è la più alta e famosa della penisola. I cittadini sudcoreani hanno poche volte percorso i sentieri sul lato nordcoreano, mentre quello cinese è spesso meta di passeggiate. Oggi, i due leader si sono augurati che in un futuro non lontano i sudcoreani potranno recarvisi in libertà.
Per p. Hammond, tutti questi sono segni di grande speranza. “È ovunque sui notiziari – afferma – le persone sono molto felici perché c’è una possibilità per la pace. È essenziale. Dopo tutti questi anni, si spera, ci potrebbe essere un trattato di pace”.
Il missionario sottolinea che anche le iniziative sportive e artistiche hanno un grande valore. “Penso che sia importante perché deve iniziare dalle persone. C’è bisogno di stabilire interrelazioni e credo che questa sia la via che vogliono intraprendere”.
“In questo momento, tutti comprendono che c’è più speranza per la riconciliazione fra le persone del Sud e del Nord”. Ora, a Seoul si vive con molto entusiasmo questi cambiamenti che si realizzano “poco a poco”, in attesa di vedere quello che accadrà nei prossimi mesi, anche nel dialogo con il presidente Trump. Da parte loro, gli Usa si definiscono pronti a riprendere i dialoghi in qualsiasi momento.
Se vi è grande emozione fra i cittadini di Seoul, l’entusiasmo è ancora più palpabile per i cristiani. Da sempre, la Chiesa sudcoreana prega per un futuro di pace per la penisola, come lo mostra la preghiera alla madonna scritta dal card. Andrea Yeom (v. foto). “Settembre è il mese dedicato ai martiri – spiega p. Hammond – e oggi è la festa dei Martiri coreani e di S. Andrea Kim. Sembra provvidenziale che tutto questo entusiasmo vi sia in questo giorno speciale. Per me, è una grande risposta alle mie preghiera”.
“Da qui in poi – conclude il missionario – è tutto in mano a ciascun individuo, e in particolare alla Chiesa, perché raggiunga le sofferenze del Nord, e porti più aiuti umanitari al singolo nordcoreano, in special modo nell’assistenza medica”.
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