Salute mentale: l'altra faccia del Medio Oriente ferito ad Amman
A due giorni dall'attacco al valico di Allenby la Giordania alle urne con una popolazione profondamente segnata dal conflitto israelo-palestinese. Mentre il governo mantiene i suoi delicati equilibri diplomatici, Caritas Jordan continua il suo lavoro a supporto della comunità locale e rifugiata, con un'attenzione particolare agli ultimi arrivati: le persone provenienti dal Sudan. Lana Snobar: "Occuparsi di salute mentale migliora le nostre comunità".
Amman (AsiaNews) - “Siamo un’unica nazione. Tutto ciò che colpisce i palestinesi si ripercuote direttamente sui giordani (per oltre la metà di origine palestinese, ndr)”, dice ad AsiaNews Lana Snobar, direttrice dell’unità Mental Health and Protection di Caritas Jordan. “La nostra salute mentale è compromessa dal fatto di essere testimoni del genocidio e non poter fare nulla”.
Fino ad ora, in virtù degli accordi di pace del 1994 con Israele - fondamentali per la Giordania per la fornitura di acqua e energia che garantiscono - Re Abdallah II e il governo sono riusciti a bilanciare pacifici rapporti con dichiarazioni pro Palestina e numerosi aiuti destinati alla Striscia di Gaza. Un dato di rilievo nel giorno in cui 5 milioni di giordani sono chiamati alle urne per eleggere 138 membri del parlamento. Nonostante ciò abbia placato la rabbia popolare, permane una fascia di popolazione avversa allo status quo. Nelle strade di Amman - dove continuano le proteste del venerdì anche con slogan in sostegno di Hamas - ci sono state anche scene di giubilo per l’attacco al valico di Allenby, che domenica mattina ha causato tre vittime israeliane.
Nel punto di incontro tra Giordania e Cisgiordania sito a circa 20 km da Gerico, ad aprire il fuoco dopo essere sceso dal camion che guidava è stato un uomo identificato con Maher Dhiab Hussein al Jazi, 39enne giordano originario di Udhruh, a est di Petra. È un’azione unica, che non ha precedenti nei mesi successivi al 7 ottobre 2023. “Siamo circondati da un’ideologia assassina”, ha tuonato Netanyahu. Il gesto è stato acclamato da Hamas e dalla Jihad Islamica che l’hanno definito un “attacco eroico”. La condanna da parte del ministero degli Esteri giordano è stata diffusa “14 ore dopo l’attentato”, sottolineano i media di Tel Aviv, che rimarcano quanto sia stata “breve” e “magra”. Dopo una chiusura totale della frontiera, il passaggio è stato riaperto ai pedoni ieri mattina, ma rimane precluso ai camion: una decisione presa a seguito dei contatti tra Idf e Shin Ben con le controparti giordane.
Anche se la violenza pare essere opera di un solitario, la sofferenza che causa l’instabilità psicologica nella popolazione giordana cui accenna Snobar è quanto mai diffusa. “Preghiamo Dio affinché mantenga la Giordania forte e stabile sotto la guida del sovrano Abdallah II e della sua famiglia”, è l’auspicio del card. Pierbattista Pizzaballa in un messaggio ai fedeli cristiani in vista delle elezioni di oggi.
Caritas Jordan dal 1967 è dedita ad aiutare la numerosa popolazione rifugiata della Giordania - comprendente per lo più persone da Palestina, Siria, Iraq e, più recentemente, Yemen e Sudan - nonché quella locale vulnerabile. Le azioni di assistenza non sono solo di natura concreta, come gli ingenti aiuti inviati nella Striscia di Gaza in coordinamento con il Patriarcato Latino di Gerusalemme e le Caritas che operano nell’enclave. L’organizzazione che conta 26 centri nel Paese offre anche supporto psicologico, nonostante il diffuso scetticismo verso i temi legati alla salute mentale.
“Occuparsi di salute mentale migliora in modo significativo le nostre comunità, favorendo l'accettazione di coloro che hanno disturbi, riducendo il loro isolamento e fornendo un sostegno fondamentale per migliorare il loro benessere generale e la loro vita”, afferma Lana Snobar, psicologa clinica con alle spalle 12 anni di esperienza, alla guida di un team “eterogeneo e talentuoso” composto da 35 operatori. “Il processo inizia con l'identificazione e la valutazione approfondita per ottenere una chiara comprensione delle esigenze di ciascun individuo. Seguono sessioni e sedute di prevenzione o intervento. Spesso effettuiamo rinvii ad altre ong o cbo per garantire il soddisfacimento di bisogni specifici”, spiega.
Un lavoro indispensabile in questo momento storico in cui a causa dello strazio provato per il popolo palestinese molti giordani stanno prendendo iniziative personali - collette e proteste in primis - per dimostrare il proprio appoggio. “Richiedono il nostro sostegno, soprattutto per quanto riguarda il supporto alla salute mentale. Ciò che sta accadendo va contro l'umanità stessa”, commenta Lana Snobar.
Ma tale attenzione è destinata anche alla persone ospiti del Paese. Il centro Caritas di Ashrafiya, quartiere a Est di Amman, è uno dei luoghi dove ogni giorno va in scena la cura e il lavoro dell’unità Mental Health and Protection, con sedute individuali e moduli collettivi di approfondimento su temi quali bullismo e violenza di genere, destinati soprattutto a bambini, giovani e donne siriane e negli ultimi tempi anche sudanesi. Perché anche da questo Paese africano in ginocchio a causa di una crisi dalle molteplici facce - umanitaria, alimentare ed ecologica - che ha provocato 13 milioni di sfollati e rifugiati, sempre più persone stanno giungendo in Giordania “con voli aerei a seguito delle richieste di asilo”, spiega Snobar.
“Generalmente sono ben accolte, ma a causa del colore della loro pelle sono vittime di bullismo, soprattutto i bambini nelle scuole”. La permanenza nel Regno Hashemita le rende vittime di discriminazioni multiple, che si sommano a quelle già subite a causa dello status di rifugiato. Le storie di violenze quotidiane, soprattutto contro le donne, non si contano. “Hanno vari bisogni, tra cui denaro per affitto e assistenza sanitaria, e protezione delle donne a causa del trauma subito in Sudan. Alla luce delle limitate opportunità di lavoro e delle sfide per creare un futuro sicuro per le loro famiglie, si sta valutando di dare loro la possibilità di insediarsi altrove”, continua. Caritas Jordan va incontro anche alle loro esigenze fornendo ogni tipo di servizio, di prevenzione e intervento, compresi incentivi per la protezione, dedicando cura alla loro salute mentale. Una missione lungimirante accompagnata dalla necessità di sensibilizzare la popolazione per abbattere lo stigma e il grande divario "che deve essere affrontato" di accesso a questo tipo di servizi tra giovani e anziani.
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